ABSTRACT. Partendo dagli studi teorici di A. Compagnon, il saggio propone una possibile catalogazione tipologica dell’uso dell’epigrafe nella narrativa italiana contemporanea, con sondaggi rabdomantici ma non casuali, che attraversano le più svariate esperienze narrative dal neorealismo alla postmodernità, da Pratolini a Brancati, da Sciascia a Consolo e Bufalino, da Eco a Camilleri e Lucarelli. Si verifica così la trasversalità di questa tecnica citazionale peritestuale, per definirne la fisionomia semantica e funzionale, forse più complessa rispetto alla citazione intratestuale: la stessa posizione in exergo la esibisce, a vario titolo come chiave criptica di lettura del testo. Lo studio analitico qui impostato della relazione tra l’epigrafe e il sistema testuale da essa introdotto consente di individuare alcuni «modi» e funzioni ricorrenti, talora univoci tal’altra complessi e contaminati: l’epigrafe infatti può suggerire direttamente una relazione esplicativa con il titolo del libro, o funzionare da minimale ouverture per il tema fondamentale; può anticipare il “senso” del racconto, o sostenere il peso della struttura del discorso narrativo, o svelare intenzioni d’autore, o anche accogliere materiali o documenti. Ma può anche assolvere in contemporanea a due o più funzioni tra quelle citate. Rintracciare delle costanti operative a cui ricondurre il giuoco iperletterario e intertestuale dell’ avant-poste in area novecentesca, è dunque possibile, pur nella consapevolezza che l’ambizione sistematica si scontra con un potenzialmente infinito processo associativo, intuitivo e cognitivo, al cui centro si pone non solo il lettore ideale – di cui l’autore citante cerca la complicità e la condivisione - ma ciascun lettore reale. Taking as its point of departure the theoretical studies of A. Compagnon, this essay suggests a possible way of classifying by type the use of epigraphs in contemporary Italian fiction, using probes like those of dowsers, but not at random, which go through the most various experiences of fiction from neo-realism to post-modernism, from Pratolini to Brancati, Sciascia to Consolo and Bufalino, Eco to Camilleri and Lucarelli. The cross-sectional nature of this peri-textual quotation technique, is thus verified, in order to define the semantic and functional features, perhaps more complex than intra-textual quotation: the very exergue position shows this to be, for various reasons, the cryptic key to reading the text. The analytical study established here of the relation between the epigraph and textual system which it introduces makes it possible to identify certain recurring “manners” and fuctions, sometimes univocal, sometimes complex and contaminating: the epigraph may in fact directly suggest an explanatory relation to the title of the book, or it may operate as a minimal ouverture for the fundamental theme; it may anticipate the “meaning” of the story, or it may hold up the weight of the structure of the narrative discourse, or reveal intentions of the author, or also host materials or documents. But it may also carry out two or more of these functions at the same time. It is therefore possible to track down operative constants to which we can trace back the hyper-literary and inter-textual play of avant-poste in the area of the twentieth century, while being aware that the systematic ambition clashes with a potentially endless process of association, intuition and cognition, at the heart of which we not only find the ideal reader – whose complicity and sharing the quoting author seeks – but each real reader.
ICONE DEL TESTO. EPIGRAFI LETTERARIE NOVECENTESCHE / E. BACCHERETI. - STAMPA. - (2008), pp. 79-104.
ICONE DEL TESTO. EPIGRAFI LETTERARIE NOVECENTESCHE
BACCHERETI, ELISABETTA
2008
Abstract
ABSTRACT. Partendo dagli studi teorici di A. Compagnon, il saggio propone una possibile catalogazione tipologica dell’uso dell’epigrafe nella narrativa italiana contemporanea, con sondaggi rabdomantici ma non casuali, che attraversano le più svariate esperienze narrative dal neorealismo alla postmodernità, da Pratolini a Brancati, da Sciascia a Consolo e Bufalino, da Eco a Camilleri e Lucarelli. Si verifica così la trasversalità di questa tecnica citazionale peritestuale, per definirne la fisionomia semantica e funzionale, forse più complessa rispetto alla citazione intratestuale: la stessa posizione in exergo la esibisce, a vario titolo come chiave criptica di lettura del testo. Lo studio analitico qui impostato della relazione tra l’epigrafe e il sistema testuale da essa introdotto consente di individuare alcuni «modi» e funzioni ricorrenti, talora univoci tal’altra complessi e contaminati: l’epigrafe infatti può suggerire direttamente una relazione esplicativa con il titolo del libro, o funzionare da minimale ouverture per il tema fondamentale; può anticipare il “senso” del racconto, o sostenere il peso della struttura del discorso narrativo, o svelare intenzioni d’autore, o anche accogliere materiali o documenti. Ma può anche assolvere in contemporanea a due o più funzioni tra quelle citate. Rintracciare delle costanti operative a cui ricondurre il giuoco iperletterario e intertestuale dell’ avant-poste in area novecentesca, è dunque possibile, pur nella consapevolezza che l’ambizione sistematica si scontra con un potenzialmente infinito processo associativo, intuitivo e cognitivo, al cui centro si pone non solo il lettore ideale – di cui l’autore citante cerca la complicità e la condivisione - ma ciascun lettore reale. Taking as its point of departure the theoretical studies of A. Compagnon, this essay suggests a possible way of classifying by type the use of epigraphs in contemporary Italian fiction, using probes like those of dowsers, but not at random, which go through the most various experiences of fiction from neo-realism to post-modernism, from Pratolini to Brancati, Sciascia to Consolo and Bufalino, Eco to Camilleri and Lucarelli. The cross-sectional nature of this peri-textual quotation technique, is thus verified, in order to define the semantic and functional features, perhaps more complex than intra-textual quotation: the very exergue position shows this to be, for various reasons, the cryptic key to reading the text. The analytical study established here of the relation between the epigraph and textual system which it introduces makes it possible to identify certain recurring “manners” and fuctions, sometimes univocal, sometimes complex and contaminating: the epigraph may in fact directly suggest an explanatory relation to the title of the book, or it may operate as a minimal ouverture for the fundamental theme; it may anticipate the “meaning” of the story, or it may hold up the weight of the structure of the narrative discourse, or reveal intentions of the author, or also host materials or documents. But it may also carry out two or more of these functions at the same time. It is therefore possible to track down operative constants to which we can trace back the hyper-literary and inter-textual play of avant-poste in the area of the twentieth century, while being aware that the systematic ambition clashes with a potentially endless process of association, intuition and cognition, at the heart of which we not only find the ideal reader – whose complicity and sharing the quoting author seeks – but each real reader.File | Dimensione | Formato | |
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