Nella storia delle attività umane i progetti di costruzioni, di cantieri, grandi o piccoli, riusciti o falliti, per i quali le società hanno mobilitato le proprie migliori risorse hanno un ruolo importante non solo per i risultati ottenuti, ma anche per lo sviluppo delle competenze e capacità organizzative che hanno richiesto. La concezione di progetto come organizzazione1 per secoli è stata di competenza quasi esclusiva di architetti, ingegneri, maestri costruttori, che attraverso lunghi processi formativi imparavano sul campo ad affrontare progetti anche complessi. I progettisti hanno sempre avuto una netta percezione del loro particolare modo di agire e delle condizioni di incertezza in cui era necessario operare, ma solo in casi rari hanno registrato, analizzato e valutato sotto questa prospettiva le strategie seguite e i risultati ottenuti. In questi ultimi decenni nelle società ad economia più sviluppata in relazione a dinamiche di «turbolenza ambientale» quali la crescente competitività dei mercati ed innovazione dei prodotti e l’evoluzione delle esigenze della collettività in termini di qualità ed efficienza si è diffusa al di fuori del settore delle costruzioni una cultura della pianificazione dei progetti, mentre nel settore edilizio continua a dominare una cultura «artigianale» della gestione del progetto, che determina negli utenti una percezione di debolezza, di incertezza della capacità dei progettisti e dei costruttori di soddisfare le esigenze. L’introduzione di innovazioni (tecniche, normative) non adeguatamente sostenute da pratiche sociali di sperimentazione, la crescente competitività del mercato che chiede sempre più elevate prestazioni in termini di qualità, di tempo, di costo, nel rispetto di condizioni di sicurezza e di compatibilità ambientale, non hanno trovato un’adeguata la crescita della cultura e della pratica della pianificazione del progetto di architettura e della sua costruzione in particolare: il costo ridotto del processo di progettazione in confronto al costo dei processi di costruzione e di gestione e l’utilizzazione di risorse umane meno qualificate contribuiscono a nascondere la reale importanza delle competenze di pianificazione e di organizzazione nel determinare i risultati dei progetti di costruzione. Certamente la pianificazione della costruzione è un processo difficile, comprende un grande numero di decisioni, spesso distribuite in un lungo arco di tempo, con molte interdipendenze in un ambiente altamente incerto, con molte attori professionali e produttivi coinvolti, e in particolare con un ritorno di informazioni sui risultati precedentemente ottenuti lento e inefficace: la costruzione di un’architettura è una temporanea e specifica organizzazione fondata sulla cooperazione fra attori quali committenti, progettisti, produttori e costruttori, una relazione di cooperazione che richiede loro un forte, reciproco e continuo adattamento per una produzione che richiede una unica e irripetibile combinazione di prodotti e di processi, pur se in gran parte non innovativi.
Affidabilità e robustezza dei piani di costruzione / S. Mecca; B. Biondi. - STAMPA. - (2007), pp. 83-110.
Affidabilità e robustezza dei piani di costruzione
MECCA, SAVERIO;
2007
Abstract
Nella storia delle attività umane i progetti di costruzioni, di cantieri, grandi o piccoli, riusciti o falliti, per i quali le società hanno mobilitato le proprie migliori risorse hanno un ruolo importante non solo per i risultati ottenuti, ma anche per lo sviluppo delle competenze e capacità organizzative che hanno richiesto. La concezione di progetto come organizzazione1 per secoli è stata di competenza quasi esclusiva di architetti, ingegneri, maestri costruttori, che attraverso lunghi processi formativi imparavano sul campo ad affrontare progetti anche complessi. I progettisti hanno sempre avuto una netta percezione del loro particolare modo di agire e delle condizioni di incertezza in cui era necessario operare, ma solo in casi rari hanno registrato, analizzato e valutato sotto questa prospettiva le strategie seguite e i risultati ottenuti. In questi ultimi decenni nelle società ad economia più sviluppata in relazione a dinamiche di «turbolenza ambientale» quali la crescente competitività dei mercati ed innovazione dei prodotti e l’evoluzione delle esigenze della collettività in termini di qualità ed efficienza si è diffusa al di fuori del settore delle costruzioni una cultura della pianificazione dei progetti, mentre nel settore edilizio continua a dominare una cultura «artigianale» della gestione del progetto, che determina negli utenti una percezione di debolezza, di incertezza della capacità dei progettisti e dei costruttori di soddisfare le esigenze. L’introduzione di innovazioni (tecniche, normative) non adeguatamente sostenute da pratiche sociali di sperimentazione, la crescente competitività del mercato che chiede sempre più elevate prestazioni in termini di qualità, di tempo, di costo, nel rispetto di condizioni di sicurezza e di compatibilità ambientale, non hanno trovato un’adeguata la crescita della cultura e della pratica della pianificazione del progetto di architettura e della sua costruzione in particolare: il costo ridotto del processo di progettazione in confronto al costo dei processi di costruzione e di gestione e l’utilizzazione di risorse umane meno qualificate contribuiscono a nascondere la reale importanza delle competenze di pianificazione e di organizzazione nel determinare i risultati dei progetti di costruzione. Certamente la pianificazione della costruzione è un processo difficile, comprende un grande numero di decisioni, spesso distribuite in un lungo arco di tempo, con molte interdipendenze in un ambiente altamente incerto, con molte attori professionali e produttivi coinvolti, e in particolare con un ritorno di informazioni sui risultati precedentemente ottenuti lento e inefficace: la costruzione di un’architettura è una temporanea e specifica organizzazione fondata sulla cooperazione fra attori quali committenti, progettisti, produttori e costruttori, una relazione di cooperazione che richiede loro un forte, reciproco e continuo adattamento per una produzione che richiede una unica e irripetibile combinazione di prodotti e di processi, pur se in gran parte non innovativi.File | Dimensione | Formato | |
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