Il lungo saggio, dopo gli studi di Claudio Scarpati e Maria Teresa Girardi, propone un’ulteriore messa a fuoco dell’espressione tassiana “eccesso de la verità”, che per la sua esclusiva e reiterata attestazione nel tardo e incompiuto Giudicio sovra la ‘Gerusalemme’ riformata è divenuta, pur se variamente intesa, emblematica dell’approdo finale della meditazione teorica di Tasso sopra la Conquistata. Per cogliere il senso dell’oltranza enunciata e della nozione estetica di cui l’espressione è portatrice, si riesamina l’intero tracciato della riflessione epica tassiana con attenzione specifica al rapporto tra storia e invenzione, anche implicante la fondamentale distinzione tra l’operazione veritiera dello storico e quella verisimile e per Tasso tendenzialmente veritativa del poeta, individuandolo nei testi ad essa specialmente dedicati (Discorsi dell’arte poetica, Lettere poetiche, Apologia, Discorsi del poema eroico e Giudicio); e se ne sottolineano costanti e varianti, come momenti di una personale parabola e come esito della preoccupata reazione del poeta ai pronunciamenti sempre più insistenti e diffusi sull’eccellenza della poesia fantastica. In questo quadro emerge in tutta la sua importanza il ruolo dell’Apologia, come sede, non solo del ribadimento di alcuni immutabili principi dell’epica tassiana, ma anche di focalizzazione di talune innovazioni foriere di sviluppo, e dell’elaborazione, sotto la pressione delle critiche fiorentine degli accademici della Crusca, di argomentazioni teoriche che si trapianteranno per dare frutto nel Giudicio. Anche dell’Allegoria si coglie l’innegabile apporto all’individuazione del sostrato su cui poggeranno la teoria e la prassi dell’”eccesso de la verità”, che dall’esame del pensiero poetico tassiano risulta consistere in un’elativa e idealizzata (ma non deformante) imitazione dei personaggi (la versione da ‘filosofante’ dell’artificio dell’aggrandimento poetico); così come l’attenzione a poco a poco riservata al nuovo trattamento esemplare e filosofico dei costumi riflette luce nuova sulla parte da riservare in questa scoperta tassiana al Plutarco morale e pedagogo del De audiendis poetis e più in generale apre interessanti prospettive nella valutazione dell’ambito teorico in cui opera l’ultimo Tasso riscrittore del poema.

Torquato Tasso e l'"eccesso de la verità" / C. Molinari. - STAMPA. - (2003), pp. 451-509.

Torquato Tasso e l'"eccesso de la verità"

MOLINARI, CARLA
2003

Abstract

Il lungo saggio, dopo gli studi di Claudio Scarpati e Maria Teresa Girardi, propone un’ulteriore messa a fuoco dell’espressione tassiana “eccesso de la verità”, che per la sua esclusiva e reiterata attestazione nel tardo e incompiuto Giudicio sovra la ‘Gerusalemme’ riformata è divenuta, pur se variamente intesa, emblematica dell’approdo finale della meditazione teorica di Tasso sopra la Conquistata. Per cogliere il senso dell’oltranza enunciata e della nozione estetica di cui l’espressione è portatrice, si riesamina l’intero tracciato della riflessione epica tassiana con attenzione specifica al rapporto tra storia e invenzione, anche implicante la fondamentale distinzione tra l’operazione veritiera dello storico e quella verisimile e per Tasso tendenzialmente veritativa del poeta, individuandolo nei testi ad essa specialmente dedicati (Discorsi dell’arte poetica, Lettere poetiche, Apologia, Discorsi del poema eroico e Giudicio); e se ne sottolineano costanti e varianti, come momenti di una personale parabola e come esito della preoccupata reazione del poeta ai pronunciamenti sempre più insistenti e diffusi sull’eccellenza della poesia fantastica. In questo quadro emerge in tutta la sua importanza il ruolo dell’Apologia, come sede, non solo del ribadimento di alcuni immutabili principi dell’epica tassiana, ma anche di focalizzazione di talune innovazioni foriere di sviluppo, e dell’elaborazione, sotto la pressione delle critiche fiorentine degli accademici della Crusca, di argomentazioni teoriche che si trapianteranno per dare frutto nel Giudicio. Anche dell’Allegoria si coglie l’innegabile apporto all’individuazione del sostrato su cui poggeranno la teoria e la prassi dell’”eccesso de la verità”, che dall’esame del pensiero poetico tassiano risulta consistere in un’elativa e idealizzata (ma non deformante) imitazione dei personaggi (la versione da ‘filosofante’ dell’artificio dell’aggrandimento poetico); così come l’attenzione a poco a poco riservata al nuovo trattamento esemplare e filosofico dei costumi riflette luce nuova sulla parte da riservare in questa scoperta tassiana al Plutarco morale e pedagogo del De audiendis poetis e più in generale apre interessanti prospettive nella valutazione dell’ambito teorico in cui opera l’ultimo Tasso riscrittore del poema.
2003
8884555558
Sul Tasso. Studi di filologia e letteratura italiana offerti a Luigi Poma, a cura di F. Gavazzeni
451
509
C. Molinari
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