Anche nel granducato di Toscana, e prima di altri centri a Firenze, dagli anni trenta del Seicento il quadraturismo reinventa con estrosa fantasia l’interno delle stanze con macchine architettoniche di grande effetto scenografico, il cui costrutto prospettico si integra con la sapiente modulazione delle fonti di luce naturale e artificiale, in un travestimento della realtà oggettiva e in modo che l’inganno non sia svelato. Da questo momento nelle maggiori città toscane, Firenze e Pisa, si assiste al formarsi di veri e propri specialisti nel campo della pittura di architettura. Non solo gli ambienti interni ma anche gli androni e i cortili diventano motivo di complessi artifici pittorici per moltiplicare spazialità anguste e talora oscure, per sfondare pareti e per correggere contesti irregolari. Una serie di disegni, alcuni veri e proprie ideazione progettuali, attribuiti a Rinaldo Botti sembrano documentare un’attività all’interno di palazzi non identificabili, come pure l’interesse per la scenografia teatrale. I pittori della fiorentina scuola chiavistelliana dagli ultimi decenni del Seiceno furono attivi a Prato e a Pistoia. Il genere della quadratura interessa anche la produzione artistica di Arezzo e dell’aretino in cui l’innovazione architettonica e decorativa è piuttosto ritardataria rispetto a quella dei maggiori centri; la penetrazione delle nuove correnti è legata soprattutto alla sensibilità e alla cultura di alcune famiglie quali i Redi, gli Albergotti e i Brozzi.
Quadraturismo e grande decorazione nella Toscana granducale / F. FARNETI. - STAMPA. - (2007), pp. 205-232.
Quadraturismo e grande decorazione nella Toscana granducale
FARNETI, FAUZIA
2007
Abstract
Anche nel granducato di Toscana, e prima di altri centri a Firenze, dagli anni trenta del Seicento il quadraturismo reinventa con estrosa fantasia l’interno delle stanze con macchine architettoniche di grande effetto scenografico, il cui costrutto prospettico si integra con la sapiente modulazione delle fonti di luce naturale e artificiale, in un travestimento della realtà oggettiva e in modo che l’inganno non sia svelato. Da questo momento nelle maggiori città toscane, Firenze e Pisa, si assiste al formarsi di veri e propri specialisti nel campo della pittura di architettura. Non solo gli ambienti interni ma anche gli androni e i cortili diventano motivo di complessi artifici pittorici per moltiplicare spazialità anguste e talora oscure, per sfondare pareti e per correggere contesti irregolari. Una serie di disegni, alcuni veri e proprie ideazione progettuali, attribuiti a Rinaldo Botti sembrano documentare un’attività all’interno di palazzi non identificabili, come pure l’interesse per la scenografia teatrale. I pittori della fiorentina scuola chiavistelliana dagli ultimi decenni del Seiceno furono attivi a Prato e a Pistoia. Il genere della quadratura interessa anche la produzione artistica di Arezzo e dell’aretino in cui l’innovazione architettonica e decorativa è piuttosto ritardataria rispetto a quella dei maggiori centri; la penetrazione delle nuove correnti è legata soprattutto alla sensibilità e alla cultura di alcune famiglie quali i Redi, gli Albergotti e i Brozzi.File | Dimensione | Formato | |
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