Nel saggio si tenta un primo approccio alla questione della socialità nell’Impero ottomano in Età moderna, cercando di inserire il tema entro una cornice generale per il tramite dei concetti che hanno governato le pratiche, i contenuti, i luoghi, il ritmo e le modalità di cambiamento della socialità. Già ad un primo sguardo emergono alcune costanti che travalicano le differenze derivanti dalle fedi religiose e dal contesto spazio-temporale e che scaturiscono da una specifica narrazione del potere, fondata sul dominio e sul controllo, narrazione posta a sostegno sia dell’Impero che della religione. Si evince quindi come questa concezione del potere poggiasse su un ossessivo rispetto dei confini tra categorie opposte, su un’organizzazione della società in reti ben definite da cui discendeva una precisa gerarchia dei ruoli. Ragion per cui, nell’Impero ottomano tutte le grandi dicotomie risultavano funzionali all’espressione del potere: il maschile e il femminile, il privilegiato e il non privilegiato, il sacro e il profano, il musulmano e il non musulmano, il vecchio e il giovane. A dare espressione figurata a tali contrasti e dicotomie, vi era un concetto di divisione spaziale: la separazione tra interno ed esterno. Nel saggio questa divisione diviene la chiave di lettura della socialità ottomana, così come si configurava negli spazi urbani.

Concetti e pratiche di socialità nell'impero ottomano / A. Saracgil. - STAMPA. - (2011), pp. 613-652.

Concetti e pratiche di socialità nell'impero ottomano

SARACGIL, AYSE
2011

Abstract

Nel saggio si tenta un primo approccio alla questione della socialità nell’Impero ottomano in Età moderna, cercando di inserire il tema entro una cornice generale per il tramite dei concetti che hanno governato le pratiche, i contenuti, i luoghi, il ritmo e le modalità di cambiamento della socialità. Già ad un primo sguardo emergono alcune costanti che travalicano le differenze derivanti dalle fedi religiose e dal contesto spazio-temporale e che scaturiscono da una specifica narrazione del potere, fondata sul dominio e sul controllo, narrazione posta a sostegno sia dell’Impero che della religione. Si evince quindi come questa concezione del potere poggiasse su un ossessivo rispetto dei confini tra categorie opposte, su un’organizzazione della società in reti ben definite da cui discendeva una precisa gerarchia dei ruoli. Ragion per cui, nell’Impero ottomano tutte le grandi dicotomie risultavano funzionali all’espressione del potere: il maschile e il femminile, il privilegiato e il non privilegiato, il sacro e il profano, il musulmano e il non musulmano, il vecchio e il giovane. A dare espressione figurata a tali contrasti e dicotomie, vi era un concetto di divisione spaziale: la separazione tra interno ed esterno. Nel saggio questa divisione diviene la chiave di lettura della socialità ottomana, così come si configurava negli spazi urbani.
2011
9788884027085
Storia d'Europa e del Mediterraneo, vol. XI. culture, religioni, saperi
613
652
A. Saracgil
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