Si sviluppa una lettura tipologica dei nuovi quartieri costruiti a Roma negli ultimi decenni del secolo legandola alle osservazioni metodologiche emerse già dall’analisi dei tessuti edilizi costruiti fino agli anni sessanta svolta nell’articolo precedente. Gli interventi in esame ricadono in quella produzione architettonica determinata da quella logica compositiva propria dei quartieri “prefigurati” e cioè con una conformazione urbanistica che deriva il suo disegno da esempi di importazione, con una immagine che ha come riferimento gli esperimenti culturali contemporanei del Movimento Moderno. A seconda dei diversi periodi si ripropongono infatti modelli derivati dall’empirismo scandinavo, dai quartieri olandesi neo-razionalisti del secondo dopoguerra, dalle “new towns” inglesi degli anni sessanta e settanta. Comunque con una morfologia basata su percorsi meccanizzati che innervano aggregati edilizi astratti, non relazionati con i percorsi stessi, costituiti da “bars” (stecche residenziali di edifici in linea) poste nel lotto strutturato solo dai parcheggi, senza relazione di continuità tra i fabbricati e con l’area scoperta circostante che risulta essere un vuoto destrutturato.
Le espansioni della città nel secondo dopoguerra / G. Maffei. - STAMPA. - (2006), pp. 119-127.
Le espansioni della città nel secondo dopoguerra
MAFFEI, GIAN LUIGI
2006
Abstract
Si sviluppa una lettura tipologica dei nuovi quartieri costruiti a Roma negli ultimi decenni del secolo legandola alle osservazioni metodologiche emerse già dall’analisi dei tessuti edilizi costruiti fino agli anni sessanta svolta nell’articolo precedente. Gli interventi in esame ricadono in quella produzione architettonica determinata da quella logica compositiva propria dei quartieri “prefigurati” e cioè con una conformazione urbanistica che deriva il suo disegno da esempi di importazione, con una immagine che ha come riferimento gli esperimenti culturali contemporanei del Movimento Moderno. A seconda dei diversi periodi si ripropongono infatti modelli derivati dall’empirismo scandinavo, dai quartieri olandesi neo-razionalisti del secondo dopoguerra, dalle “new towns” inglesi degli anni sessanta e settanta. Comunque con una morfologia basata su percorsi meccanizzati che innervano aggregati edilizi astratti, non relazionati con i percorsi stessi, costituiti da “bars” (stecche residenziali di edifici in linea) poste nel lotto strutturato solo dai parcheggi, senza relazione di continuità tra i fabbricati e con l’area scoperta circostante che risulta essere un vuoto destrutturato.File | Dimensione | Formato | |
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