Le vicende costruttive della cappella Rucellai in San Pancrazio sono messe in relazione con le commissioni architettoniche e le strategie finanziarie di Giovanni di Paolo. Particolare attenzione è dedicata alle soluzioni tecniche adottate per abbattere il diaframma murario con la chiesa e per realizzare la volta a botte, frazionata in tre settori. L’iniziativa di riprodurre il tempietto del Santo Sepolcro risulta originale nel panorama italiano del Quattrocento, prima della diffusione dei Sacri Monti. La discussione sopra una presunta lettera di Giovanni Rucellai, che avrebbe mandato un ingegnere a Gerusalemme, s’inscrive nell’intrigante questione della manipolazione dei documenti e dei falsi storici operati nel Settecento. Il sacello albertiano è confrontato con la configurazione medievale del tempietto gerosolimitano, tramandata da immagini e descrizioni, e con la tradizione costruttiva fiorentina, comprendente le fabbriche più recenti, l’esperienza brunelleschiana e gli edifici sacri dell’età romanica, senza trascurare l’arte gotica. Le riflessioni conclusive riguardano il ruolo demiurgico attribuito ad Alberti da una parte della storiografia architettonica contemporanea e valutano gli scambi reciproci con la cultura artistica fiorentina.
La cappella Rucellai e il tempietto del Santo Sepolcro / A. Belluzzi. - STAMPA. - (2009), pp. 103-134.
La cappella Rucellai e il tempietto del Santo Sepolcro
BELLUZZI, AMEDEO
2009
Abstract
Le vicende costruttive della cappella Rucellai in San Pancrazio sono messe in relazione con le commissioni architettoniche e le strategie finanziarie di Giovanni di Paolo. Particolare attenzione è dedicata alle soluzioni tecniche adottate per abbattere il diaframma murario con la chiesa e per realizzare la volta a botte, frazionata in tre settori. L’iniziativa di riprodurre il tempietto del Santo Sepolcro risulta originale nel panorama italiano del Quattrocento, prima della diffusione dei Sacri Monti. La discussione sopra una presunta lettera di Giovanni Rucellai, che avrebbe mandato un ingegnere a Gerusalemme, s’inscrive nell’intrigante questione della manipolazione dei documenti e dei falsi storici operati nel Settecento. Il sacello albertiano è confrontato con la configurazione medievale del tempietto gerosolimitano, tramandata da immagini e descrizioni, e con la tradizione costruttiva fiorentina, comprendente le fabbriche più recenti, l’esperienza brunelleschiana e gli edifici sacri dell’età romanica, senza trascurare l’arte gotica. Le riflessioni conclusive riguardano il ruolo demiurgico attribuito ad Alberti da una parte della storiografia architettonica contemporanea e valutano gli scambi reciproci con la cultura artistica fiorentina.File | Dimensione | Formato | |
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