Il saggio affronta il tema delle pari opportunità nei partiti in chiave comparata. I piani esaminati sono due: 1) il sistema elettorale, ovvero le pari opportunità nell’accesso alle cariche elettive; 2) la democrazia interna ai partiti, ovvero la regolamentazione delle pari opportunità a livello statutario. Sono piani che si intersecano continuamente tra loro e che sono strettamente connessi quando si affronta il problema del modo in cui il legislatore può intervenire per regolare quegli aspetti della vita interna dei partiti che incidono più direttamente sul funzionamento del circuito rappresentativo (esempio selezione candidature). Su entrambi i fronti l’esperienza italiana - diversamente da quanto accade in Germania, Austria, Regno Unito, Francia, Spagna, Svezia, Danimarca - si presenta carente. L’analisi comparativa mostra che l’uso di quote per le donne ha un impatto positivo sul livello di rappresentanza femminile, sia che esse siano stabilite a livello di legge elettorale nazionale, sia che esse siano sancite dagli statuti dei partiti. Vi sono delle eccezioni. Lo studio della situazione danese, ma anche in parte svedese e norvegese, mostra che la maggior partecipazione femminile alla politica che caratterizza tali Paesi non dipende necessariamente dalla introduzione di quote rosa da parte dei partiti ma da una serie molto più complessa di fattori storici, culturali, politici e legislativi. Ma sono appunto delle eccezioni che confermano la regola, trattandosi di realtà molto distanti dall’Italia.
Democrazia nei partiti e pari opportunità. Una rassegna comparata / G. Cerrina Feroni. - STAMPA. - (2009), pp. 157-210.
Democrazia nei partiti e pari opportunità. Una rassegna comparata
CERRINA FERONI, GINEVRA
2009
Abstract
Il saggio affronta il tema delle pari opportunità nei partiti in chiave comparata. I piani esaminati sono due: 1) il sistema elettorale, ovvero le pari opportunità nell’accesso alle cariche elettive; 2) la democrazia interna ai partiti, ovvero la regolamentazione delle pari opportunità a livello statutario. Sono piani che si intersecano continuamente tra loro e che sono strettamente connessi quando si affronta il problema del modo in cui il legislatore può intervenire per regolare quegli aspetti della vita interna dei partiti che incidono più direttamente sul funzionamento del circuito rappresentativo (esempio selezione candidature). Su entrambi i fronti l’esperienza italiana - diversamente da quanto accade in Germania, Austria, Regno Unito, Francia, Spagna, Svezia, Danimarca - si presenta carente. L’analisi comparativa mostra che l’uso di quote per le donne ha un impatto positivo sul livello di rappresentanza femminile, sia che esse siano stabilite a livello di legge elettorale nazionale, sia che esse siano sancite dagli statuti dei partiti. Vi sono delle eccezioni. Lo studio della situazione danese, ma anche in parte svedese e norvegese, mostra che la maggior partecipazione femminile alla politica che caratterizza tali Paesi non dipende necessariamente dalla introduzione di quote rosa da parte dei partiti ma da una serie molto più complessa di fattori storici, culturali, politici e legislativi. Ma sono appunto delle eccezioni che confermano la regola, trattandosi di realtà molto distanti dall’Italia.File | Dimensione | Formato | |
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