Dell’istituzione familiare, nel secondo dopoguerra, sia Dc che Pci si fanno paladini. Ma in che cosa consistono le differenze fra i due modelli proposti? È da questo interrogativo che prende le mosse il mio saggio. E il ritratto del “partito nuovo” di Togliatti che ne emerge assume connotati inediti. Analizzato da quest’angolo prospettico, l’universo comunista appare, al contrario di quanto si è soliti pensare, molteplice e contraddittorio, oltre che destinato a cambiare nel tempo in linea con i mutamenti della politica sovietica. L’immagine che propongo è dunque quella di un modello familiare «a tre dimensioni». Ai militanti di base, per i quali l’ereditarietà familiare si conferma uno degli elementi fondamentali dell’appartenenza politica, si prospetta una versione delle relazioni familiari molto diversa da quella che si delinea alle scuole di partito, destinate alla formazione di quadri intermedi. Ancora diverso, e tutt’altro che omogeneo, appare infine il concetto di famiglia cui mostrano di far riferimento i più alti dirigenti. Nel sottofondo permane per di più una forte dicotomia tra la prospettiva teorica di una «famiglia solidale» ed egualitaria ed una prassi marcatamente asimmetrica nella definizione delle relazioni di genere. Né più lineare sembra prospettarsi la “morale comunista” in tema di educazione dei figli. Quella stessa famiglia che da un lato si era dipinta alla massa dei compagni come sede fondamentale degli affetti e della solidarietà, nelle dichiarazioni dell’Associazione dei Pionieri d’Italia dei primi anni Cinquanta è descritta come incapace per definizione di gestire la formazione delle giovani generazioni. Proprio la questione dell’educazione dei figli appare d’altra parte una delle tematiche destinate a subire una trasformazione radicale dopo il 1956. Nelle nuove pubblicazioni che nascono a fine decennio, come «Il giornale dei genitori», ad esempio, la prospettiva di analisi appare completamente ribaltata. Adesso sono le singole famiglie a costituire il referente primario del progetto educativo che emerge sulla scia delle suggestioni mutuate dal nuovo corso krusceviano. E per questa via si prospettano aperture impensabili solo pochi anni prima.

RITRATTI DI FAMIGLIA NELL'ITALIA DEGLI ANNI CINQUANTA. L'UNIVERSO COMUNISTA / M. CASALINI. - STAMPA. - (2010), pp. 165-186.

RITRATTI DI FAMIGLIA NELL'ITALIA DEGLI ANNI CINQUANTA. L'UNIVERSO COMUNISTA

CASALINI, MARIA
2010

Abstract

Dell’istituzione familiare, nel secondo dopoguerra, sia Dc che Pci si fanno paladini. Ma in che cosa consistono le differenze fra i due modelli proposti? È da questo interrogativo che prende le mosse il mio saggio. E il ritratto del “partito nuovo” di Togliatti che ne emerge assume connotati inediti. Analizzato da quest’angolo prospettico, l’universo comunista appare, al contrario di quanto si è soliti pensare, molteplice e contraddittorio, oltre che destinato a cambiare nel tempo in linea con i mutamenti della politica sovietica. L’immagine che propongo è dunque quella di un modello familiare «a tre dimensioni». Ai militanti di base, per i quali l’ereditarietà familiare si conferma uno degli elementi fondamentali dell’appartenenza politica, si prospetta una versione delle relazioni familiari molto diversa da quella che si delinea alle scuole di partito, destinate alla formazione di quadri intermedi. Ancora diverso, e tutt’altro che omogeneo, appare infine il concetto di famiglia cui mostrano di far riferimento i più alti dirigenti. Nel sottofondo permane per di più una forte dicotomia tra la prospettiva teorica di una «famiglia solidale» ed egualitaria ed una prassi marcatamente asimmetrica nella definizione delle relazioni di genere. Né più lineare sembra prospettarsi la “morale comunista” in tema di educazione dei figli. Quella stessa famiglia che da un lato si era dipinta alla massa dei compagni come sede fondamentale degli affetti e della solidarietà, nelle dichiarazioni dell’Associazione dei Pionieri d’Italia dei primi anni Cinquanta è descritta come incapace per definizione di gestire la formazione delle giovani generazioni. Proprio la questione dell’educazione dei figli appare d’altra parte una delle tematiche destinate a subire una trasformazione radicale dopo il 1956. Nelle nuove pubblicazioni che nascono a fine decennio, come «Il giornale dei genitori», ad esempio, la prospettiva di analisi appare completamente ribaltata. Adesso sono le singole famiglie a costituire il referente primario del progetto educativo che emerge sulla scia delle suggestioni mutuate dal nuovo corso krusceviano. E per questa via si prospettano aperture impensabili solo pochi anni prima.
2010
9788843052189
Famiglie del Novecento. Conflitti, culture e relazioni
165
186
M. CASALINI
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