Il presente contributo affronta gli spostamenti linguistici dal discorso religioso basato sul latino a quello basato sull’inglese nel periodo dalla rottura con Roma da parte del re Enrico VIII (1533-4) al primo decennio del seicento. Particolare attenzione viene dedicata a tre maggiori generi testuali nelle sfere pubbliche e private: 1) testi per devozioni private sempre più spesso redatti in inglese (particolarmente utili nella pratica religiosa laica in un ambiente ancora cattolico e tradizionalista (sebbene senza il papa) dominato da una liturgia pubblica ancor celebrata in latino, 2) in seguito una liturgia pubblica totalmente celebrata in inglese (dal regno di Eduardo VI) ora accessibile ai laici, rendendo i testi precedentemente usati per le devozioni private in inglese molto meno importanti; così si assisteva a uno spostamento drastico da un paesaggio semiotico religioso dominato dai segni ad uno dominato dalla parola, 3) le traduzioni bibliche in vernacolo per uso sia nella sfera pubblica che in quella privata con relative controversie su alcuni lessemi sensibili sia nel campo tradizionalista che in quello evangelico. In un’epoca essenzialmente fondamentalista, le scelte linguistiche ufficiali coincidevano con le preferenze religiose del monarca, il successo alla fine permanente dell’opzione inglese essendo il risultato di un’imposizione dall’alto piuttosto che da istanze popolari dal basso.
"Hail Mary" goes underground: public and private religious discourse in 16th century England / J.Denton. - STAMPA. - (2010), pp. 135-160.
"Hail Mary" goes underground: public and private religious discourse in 16th century England
DENTON, JOHN
2010
Abstract
Il presente contributo affronta gli spostamenti linguistici dal discorso religioso basato sul latino a quello basato sull’inglese nel periodo dalla rottura con Roma da parte del re Enrico VIII (1533-4) al primo decennio del seicento. Particolare attenzione viene dedicata a tre maggiori generi testuali nelle sfere pubbliche e private: 1) testi per devozioni private sempre più spesso redatti in inglese (particolarmente utili nella pratica religiosa laica in un ambiente ancora cattolico e tradizionalista (sebbene senza il papa) dominato da una liturgia pubblica ancor celebrata in latino, 2) in seguito una liturgia pubblica totalmente celebrata in inglese (dal regno di Eduardo VI) ora accessibile ai laici, rendendo i testi precedentemente usati per le devozioni private in inglese molto meno importanti; così si assisteva a uno spostamento drastico da un paesaggio semiotico religioso dominato dai segni ad uno dominato dalla parola, 3) le traduzioni bibliche in vernacolo per uso sia nella sfera pubblica che in quella privata con relative controversie su alcuni lessemi sensibili sia nel campo tradizionalista che in quello evangelico. In un’epoca essenzialmente fondamentalista, le scelte linguistiche ufficiali coincidevano con le preferenze religiose del monarca, il successo alla fine permanente dell’opzione inglese essendo il risultato di un’imposizione dall’alto piuttosto che da istanze popolari dal basso.File | Dimensione | Formato | |
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