Alla fine degli anni trenta del Seicento la pittura fiorentina si apre ad una nuova concezione dello spazio, a un rinnovamento che coincide con l’arrivo da Bologna dei quadraturisti Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli. Con loro negli interni delle residenze si crea quella grandiosa scena architettonica, quella nuova spazialità, quella ‘magnificenza’ nell’apparato decorativo volta alla celebrazione dell’immagine pubblica delle nobili famiglie che non trova riscontro nelle facciate degli edifici. Da questo momento nelle dimore nobiliari si inaugura una nuova concezione del sistema della residenza e della decorazione: pittorica e a stucco. Spesso lo stucco diventa parte integrante del tessuto pittorico, l’uno trapassa nell’altro, l’uno trae dall’altro le proprie forme; talora pittore di architettura e stuccatore interagiscono per la costruzione dell’illusionismo che deriva la propria sintassi dall’architettura reale. Le definizioni dello spazio introdotte dal Colonna e dal Mitelli ebbero una duratura e significativa incidenza nell’opera di Jacopo Chiavistelli e in quella dei suoi allievi da Rinaldo Botti a Giuseppe Tonelli, che sono i protagonisti dell’ambiente fiorentino tra la fine del Seicento e i primi decenni del secolo successivo. Il tema del portico trabeato, di cui sono pervenuti significativi esempi quale ad esempio quello dipinto da Rinaldo Botti nella galleria di palazzo Verzoni a Prato, dagli anni venti del Settecento viene affiancato e poi sostituito dall’architettura ruinistica; Niccolò Pintucci risulta essere uno dei quadraturisti fiorentini che fra i primi coniuga il genere della quadratura con quello della rovina, affrontando in modo strutturalmente coerente questa tipologia dell’inganno, mostrandosi anche aggiornato sulle soluzioni più attuali dell’architettura reale.
Tradizione e innovazione nell'architettura dell'inganno a Firenze: Niccolò Pintucci / F. Farneti. - STAMPA. - (2010), pp. 185-199.
Tradizione e innovazione nell'architettura dell'inganno a Firenze: Niccolò Pintucci
FARNETI, FAUZIA
2010
Abstract
Alla fine degli anni trenta del Seicento la pittura fiorentina si apre ad una nuova concezione dello spazio, a un rinnovamento che coincide con l’arrivo da Bologna dei quadraturisti Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli. Con loro negli interni delle residenze si crea quella grandiosa scena architettonica, quella nuova spazialità, quella ‘magnificenza’ nell’apparato decorativo volta alla celebrazione dell’immagine pubblica delle nobili famiglie che non trova riscontro nelle facciate degli edifici. Da questo momento nelle dimore nobiliari si inaugura una nuova concezione del sistema della residenza e della decorazione: pittorica e a stucco. Spesso lo stucco diventa parte integrante del tessuto pittorico, l’uno trapassa nell’altro, l’uno trae dall’altro le proprie forme; talora pittore di architettura e stuccatore interagiscono per la costruzione dell’illusionismo che deriva la propria sintassi dall’architettura reale. Le definizioni dello spazio introdotte dal Colonna e dal Mitelli ebbero una duratura e significativa incidenza nell’opera di Jacopo Chiavistelli e in quella dei suoi allievi da Rinaldo Botti a Giuseppe Tonelli, che sono i protagonisti dell’ambiente fiorentino tra la fine del Seicento e i primi decenni del secolo successivo. Il tema del portico trabeato, di cui sono pervenuti significativi esempi quale ad esempio quello dipinto da Rinaldo Botti nella galleria di palazzo Verzoni a Prato, dagli anni venti del Settecento viene affiancato e poi sostituito dall’architettura ruinistica; Niccolò Pintucci risulta essere uno dei quadraturisti fiorentini che fra i primi coniuga il genere della quadratura con quello della rovina, affrontando in modo strutturalmente coerente questa tipologia dell’inganno, mostrandosi anche aggiornato sulle soluzioni più attuali dell’architettura reale.File | Dimensione | Formato | |
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