Evocare il tema del paesaggio industriale in una regione come la Toscana potrebbe apparire fuori luogo o, quanto meno, configurarsi come un’applicazione impropria del concetto di “paesaggio”, che è nato e cresciuto in riferimento a contesti ben diversi da quelli della produzione meccanizzata. Tuttavia l’eccezionale “trasversalità” che il tema del paesaggio ha conquistato nel dibattito scientifico di questi ultimi anni ci autorizza a tentare questa ennesima declinazione e a verificare le conseguenze interpretative e operative che se ne possono trarre. Cominciamo col rilevare che l’impressionante dilatazione della categoria del paesaggio è l’evidente riprova di una decisa convergenza di interessi da parte di discipline diverse che nel paesaggio hanno trovato un’arena di confronto entro cui misurare la propria capacità di innovazione teorica. La questione del paesaggio si è così imposta come categoria di pensiero ineludibile per ridefinire statuto e concetti della molteplicità di saperi interessati all’indagine dello spazio terrestre. In pari tempo è altrettanto innegabile che questa proliferazione di riflessioni sul paesaggio si è accompagnata a un’incertezza crescente sulla sua definizione concettuale (solo percezione soggettiva o anche sistema oggettivo di elementi correlati), sui suoi ambiti di applicazione (solo il paesaggio naturale o anche quello costruito) e sul suo destino (come e in quale misura conservarlo). Riguardo a questi interrogativi ogni esperto si pronuncia secondo il punto di vista della sua disciplina e in base ai suoi interessi di ricerca e molto spesso la pluralità degli approcci è fonte di non poco disorientamento. Tuttavia nella molteplicità degli studi condotti ve ne sono alcuni che hanno stabilito dei punti fermi che tornano utili anche ai fini di una definizione del paesaggio industriale.
Paesaggi industriali in Toscana / M. Preite. - STAMPA. - (2010), pp. 171-188.
Paesaggi industriali in Toscana
PREITE, MASSIMO
2010
Abstract
Evocare il tema del paesaggio industriale in una regione come la Toscana potrebbe apparire fuori luogo o, quanto meno, configurarsi come un’applicazione impropria del concetto di “paesaggio”, che è nato e cresciuto in riferimento a contesti ben diversi da quelli della produzione meccanizzata. Tuttavia l’eccezionale “trasversalità” che il tema del paesaggio ha conquistato nel dibattito scientifico di questi ultimi anni ci autorizza a tentare questa ennesima declinazione e a verificare le conseguenze interpretative e operative che se ne possono trarre. Cominciamo col rilevare che l’impressionante dilatazione della categoria del paesaggio è l’evidente riprova di una decisa convergenza di interessi da parte di discipline diverse che nel paesaggio hanno trovato un’arena di confronto entro cui misurare la propria capacità di innovazione teorica. La questione del paesaggio si è così imposta come categoria di pensiero ineludibile per ridefinire statuto e concetti della molteplicità di saperi interessati all’indagine dello spazio terrestre. In pari tempo è altrettanto innegabile che questa proliferazione di riflessioni sul paesaggio si è accompagnata a un’incertezza crescente sulla sua definizione concettuale (solo percezione soggettiva o anche sistema oggettivo di elementi correlati), sui suoi ambiti di applicazione (solo il paesaggio naturale o anche quello costruito) e sul suo destino (come e in quale misura conservarlo). Riguardo a questi interrogativi ogni esperto si pronuncia secondo il punto di vista della sua disciplina e in base ai suoi interessi di ricerca e molto spesso la pluralità degli approcci è fonte di non poco disorientamento. Tuttavia nella molteplicità degli studi condotti ve ne sono alcuni che hanno stabilito dei punti fermi che tornano utili anche ai fini di una definizione del paesaggio industriale.File | Dimensione | Formato | |
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