Il presente contributo analizza i profili applicativi e le questioni problematiche che caratterizzano la disciplina delle c.d. controlled foreign companies. Tale regime antielusivo disciplinato all’interno del D.P.R. n. 917/1986 (Testo Unico delle Imposte sui Redditi, TUIR) prevede che siano imputabili al soggetto residente i redditi delle proprie partecipate ubicate in Stati o territori “a fiscalità privilegiata” a prescindere dal momento della loro distribuzione. Con tale strumento, il legislatore italiano ha inteso dotare il sistema tributario di un potente strumento finalizzato a contrastare il sempre più frequente ricorso da parte di soggetti residenti in Italia (Paese a “fiscalità ordinaria”) all’utilizzo di società estere localizzate in giurisdizioni che non consentono un adeguato scambio di informazioni, allo scopo di beneficiare dell’esenzione o di una riduzione del carico fiscale. Un profilo particolarmente delicato, ed oggetto di frequenti oscillazioni da parte della giurisprudenza, concerne il riparto dell’onere probatorio fra Amministrazione finanziaria e contribuente, il quale può alternativamente dimostrare che la partecipata estera svolge unì’effettiva attività commerciale o industriale nello Stato di residenza o che dalle partecipazioni non consegue l’effetto di localizzare i redditi in Stati o territori diversi da quelli che consentono un adeguato scambio di informazioni (indicati nella c.d. white list).
Le imprese estere controllate e collegate / R. Cordeiro Guerra. - STAMPA. - (2007), pp. 961-980.
Le imprese estere controllate e collegate
CORDEIRO GUERRA, ROBERTO
2007
Abstract
Il presente contributo analizza i profili applicativi e le questioni problematiche che caratterizzano la disciplina delle c.d. controlled foreign companies. Tale regime antielusivo disciplinato all’interno del D.P.R. n. 917/1986 (Testo Unico delle Imposte sui Redditi, TUIR) prevede che siano imputabili al soggetto residente i redditi delle proprie partecipate ubicate in Stati o territori “a fiscalità privilegiata” a prescindere dal momento della loro distribuzione. Con tale strumento, il legislatore italiano ha inteso dotare il sistema tributario di un potente strumento finalizzato a contrastare il sempre più frequente ricorso da parte di soggetti residenti in Italia (Paese a “fiscalità ordinaria”) all’utilizzo di società estere localizzate in giurisdizioni che non consentono un adeguato scambio di informazioni, allo scopo di beneficiare dell’esenzione o di una riduzione del carico fiscale. Un profilo particolarmente delicato, ed oggetto di frequenti oscillazioni da parte della giurisprudenza, concerne il riparto dell’onere probatorio fra Amministrazione finanziaria e contribuente, il quale può alternativamente dimostrare che la partecipata estera svolge unì’effettiva attività commerciale o industriale nello Stato di residenza o che dalle partecipazioni non consegue l’effetto di localizzare i redditi in Stati o territori diversi da quelli che consentono un adeguato scambio di informazioni (indicati nella c.d. white list).File | Dimensione | Formato | |
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