Il contributo ricostruisce le origini e l'attività dell'Opera della Preservazione della Fede in Roma, fondata nel 1899 dal gesuita Pio De Mandato su sollecitazione di Leone XIII con lo scopo dichiarato di combattere la propaganda protestante a Roma. Un paragrafo introduttivo è dedicato alla messa a fuoco del configurarsi per la Santa Sede del problema della presenza protestante a Roma dopo la caduta del potere temporale del papa. Questo paragrafo è stato costruito sulla base degli interventi pubblici del pontefice, del cardinale vicario e della curia romana (in larga parte pubblicati sugli Acta Sanctae Sedis) e della documentazione dell'Archivio Storico diocesano Vicariatus Urbis (Roma). Segue la ricostruzione dell'attività dell'Opera e dei suoi rapporti con la Santa Sede, sulla base di una pluralità di fonti per l'individuazione e il reperimento delle quali, pur mantenendo il "focus" del discorso sull'istituzione, si è cercato di di tenere conto della pluralità di soggetti che in vario modo hanno incrociato la sua vicenda e la hanno sostenuta: dagli scritti del fondatore, il gesuita Pio De Mandato (in relazione al quale si è attinto anche alla documentazione archivistica dell'Archivio della Provincia Romana della Compagnia di Gesù) e dal bollettino dell'Opera, che nei primi anni ebbe vari nomi per poi assumere quello di "Fides" (consultato presso la Biblioteca Alessandrina di Roma, dove sono presenti i primi numeri, e presso la biblioteca del seminario di Lodi, dove è presente la più vasta raccolta dagli anni del pontificato di Pio X) agli interventi dei pontefici e delle figure della curia romana in vario modo coinvolti nella sua attività (documenti per i quali si è attinto per lo più agli Acta Sanctae Sedis e agli Acta Apostolicae Sedis), agli scritti dei suoi membri più autorevoli, agli articoli ad essa relativi de "L'Osservatore romano". Una delle motivazioni di fondo di questo organismo, che ebbe sin dall'inizio il sostegno della Santa Sede, fu l'agitazione del pericolo protestante (enfatizzato al di là della sua effettiva consistenza) per compattare le masse cattoliche e mobilitarle sulla rivendicazione per il pontefice del potere temporale. L'indagine si ferma al 1930, anno in cui Pio XI trasforma l'Opera della preservazione della fede in Opera della Preservazione della Fede e per la costruzione delle chiese in Roma, aggiornandone motivazioni e scopi alla nuova situazione creata in Italia dai Patti Lateranensi (che avevano sciolto la questione romana) e dalla legge sui culti ammessi e dalle trrasformazioni urbanistiche operate dal regime mussoliniano nella capitale con lo sventramento del centro storico e lo spostamento di masse di popolazione nell'Agro Romano. Nel frattempo anche i vertici della direzione dell'Opera e del suo bollettino avevano subito significativi cambiamenti, passando da un atteggiamento polemico e aggressivo, ad uno più pacato che nel rapporto con i protestanti cercava anche un confronto culturale su temi di carattere ecclesiologico e teologico. Ma cominciava così un'altra storia per la quale è stato programmato un altro specifico contributo.
"Contro l'invadente eresia protestante": L'Opera della Preservazione della fede in Roma (1899-1930) / M. Paiano. - STAMPA. - (2011), pp. 27-103.
"Contro l'invadente eresia protestante": L'Opera della Preservazione della fede in Roma (1899-1930)
PAIANO, MARIA ANTONIA
2011
Abstract
Il contributo ricostruisce le origini e l'attività dell'Opera della Preservazione della Fede in Roma, fondata nel 1899 dal gesuita Pio De Mandato su sollecitazione di Leone XIII con lo scopo dichiarato di combattere la propaganda protestante a Roma. Un paragrafo introduttivo è dedicato alla messa a fuoco del configurarsi per la Santa Sede del problema della presenza protestante a Roma dopo la caduta del potere temporale del papa. Questo paragrafo è stato costruito sulla base degli interventi pubblici del pontefice, del cardinale vicario e della curia romana (in larga parte pubblicati sugli Acta Sanctae Sedis) e della documentazione dell'Archivio Storico diocesano Vicariatus Urbis (Roma). Segue la ricostruzione dell'attività dell'Opera e dei suoi rapporti con la Santa Sede, sulla base di una pluralità di fonti per l'individuazione e il reperimento delle quali, pur mantenendo il "focus" del discorso sull'istituzione, si è cercato di di tenere conto della pluralità di soggetti che in vario modo hanno incrociato la sua vicenda e la hanno sostenuta: dagli scritti del fondatore, il gesuita Pio De Mandato (in relazione al quale si è attinto anche alla documentazione archivistica dell'Archivio della Provincia Romana della Compagnia di Gesù) e dal bollettino dell'Opera, che nei primi anni ebbe vari nomi per poi assumere quello di "Fides" (consultato presso la Biblioteca Alessandrina di Roma, dove sono presenti i primi numeri, e presso la biblioteca del seminario di Lodi, dove è presente la più vasta raccolta dagli anni del pontificato di Pio X) agli interventi dei pontefici e delle figure della curia romana in vario modo coinvolti nella sua attività (documenti per i quali si è attinto per lo più agli Acta Sanctae Sedis e agli Acta Apostolicae Sedis), agli scritti dei suoi membri più autorevoli, agli articoli ad essa relativi de "L'Osservatore romano". Una delle motivazioni di fondo di questo organismo, che ebbe sin dall'inizio il sostegno della Santa Sede, fu l'agitazione del pericolo protestante (enfatizzato al di là della sua effettiva consistenza) per compattare le masse cattoliche e mobilitarle sulla rivendicazione per il pontefice del potere temporale. L'indagine si ferma al 1930, anno in cui Pio XI trasforma l'Opera della preservazione della fede in Opera della Preservazione della Fede e per la costruzione delle chiese in Roma, aggiornandone motivazioni e scopi alla nuova situazione creata in Italia dai Patti Lateranensi (che avevano sciolto la questione romana) e dalla legge sui culti ammessi e dalle trrasformazioni urbanistiche operate dal regime mussoliniano nella capitale con lo sventramento del centro storico e lo spostamento di masse di popolazione nell'Agro Romano. Nel frattempo anche i vertici della direzione dell'Opera e del suo bollettino avevano subito significativi cambiamenti, passando da un atteggiamento polemico e aggressivo, ad uno più pacato che nel rapporto con i protestanti cercava anche un confronto culturale su temi di carattere ecclesiologico e teologico. Ma cominciava così un'altra storia per la quale è stato programmato un altro specifico contributo.File | Dimensione | Formato | |
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