Una delle caratteristiche distintive della transizione italiana alla “Seconda Repubblica” è stata l’adozione di sistemi elettorali “misti” a tutti i livelli (tranne quello per l’elezione dei rappresentati al Parlamento europeo), e più in particolare di sistemi che prevedessero meccanismi di incentivazione alla formazione di coalizioni pre-elettorali candidate al governo e, dunque, ad uno schema competitivo tendenzialmente bipolare. Abbandonato il collegio uninominale per le elezioni politiche nel 2005, il meccanismo principale attraverso il quale si è inteso perseguire questo obiettivo è stato il premio di maggioranza, che trova oggi applicazione in Italia nelle elezioni comunali, provinciali e regionali, oltre che in quelle politiche. Anche in passato, come noto, l’Italia ha sperimentato sistemi elettorali nei quali erano presenti meccanismi riconducibili al premio di maggioranza, ad esempio la legge “Acerbo” del 1923 e la legge “De Gasperi” del 1953 per l’elezione della Camera dei Deputati. Nonostante rappresenti una costante nella storia elettorale italiana passata e presente, il premio di maggioranza è tuttavia un meccanismo ancora concettualmente in-definito o mal-definito. In questo saggio, pertanto, faremo uno sforzo analitico volto a chiarirne il significato nel duplice versante degli attributi che lo definiscono e dei referenti empirici cui si applica. Vedremo dunque qual è il panorama dei sistemi elettorali che sono propriamente da definirsi a premio di maggioranza e dove tali sistemi sono concretamente applicati, scoprendo così che si tratta davvero di una "specialità" molto italiana.
Il premio di maggioranza: cosa è, come varia, dove è (stato) applicato / A. Chiaramonte. - STAMPA. - (2011), pp. 15-37.
Il premio di maggioranza: cosa è, come varia, dove è (stato) applicato
CHIARAMONTE, ALESSANDRO
2011
Abstract
Una delle caratteristiche distintive della transizione italiana alla “Seconda Repubblica” è stata l’adozione di sistemi elettorali “misti” a tutti i livelli (tranne quello per l’elezione dei rappresentati al Parlamento europeo), e più in particolare di sistemi che prevedessero meccanismi di incentivazione alla formazione di coalizioni pre-elettorali candidate al governo e, dunque, ad uno schema competitivo tendenzialmente bipolare. Abbandonato il collegio uninominale per le elezioni politiche nel 2005, il meccanismo principale attraverso il quale si è inteso perseguire questo obiettivo è stato il premio di maggioranza, che trova oggi applicazione in Italia nelle elezioni comunali, provinciali e regionali, oltre che in quelle politiche. Anche in passato, come noto, l’Italia ha sperimentato sistemi elettorali nei quali erano presenti meccanismi riconducibili al premio di maggioranza, ad esempio la legge “Acerbo” del 1923 e la legge “De Gasperi” del 1953 per l’elezione della Camera dei Deputati. Nonostante rappresenti una costante nella storia elettorale italiana passata e presente, il premio di maggioranza è tuttavia un meccanismo ancora concettualmente in-definito o mal-definito. In questo saggio, pertanto, faremo uno sforzo analitico volto a chiarirne il significato nel duplice versante degli attributi che lo definiscono e dei referenti empirici cui si applica. Vedremo dunque qual è il panorama dei sistemi elettorali che sono propriamente da definirsi a premio di maggioranza e dove tali sistemi sono concretamente applicati, scoprendo così che si tratta davvero di una "specialità" molto italiana.File | Dimensione | Formato | |
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