Giovanni Rucellai include il “luogho di Quaracchi” nell’elenco delle “muraglie” da lui realizzate, con grande spesa ma con altrettanta soddisfazione, nel corso della propria vita e lo ricorda subito dopo la “chasa mia di Firenze”. La villa sembra quindi parte integrante della stessa manovra di mecenatismo autopromozionale che comprende anche il palazzo, la facciata di S.Maria Novella, la cappella del Santo Sepolcro e potrebbe quindi essere associata, in via ipotetica, a un intervento diretto o indiretto di Alberti . L’edificio, che può essere datato tra gli anni ‘50 e ‘60 del Quattrocento, recupera strutture trecentesche preesistenti inserendole entro un impianto planimetrico su tre lati e muro a vela sul quarto, comune a molte ville della prima metà del secolo. Il carattere tradizionale dell’impianto è ribadito da alcuni elementi decisamente anacronistici come le colonne ottagone con capitelli cubici del cortile. Questi tratti arcaici,pur apparentemente incompatibili con il linguaggio di Alberti, potrebbero trovare una spiegazione proprio nell’atteggiamento conservatore e nostalgico che egli manifesta nei Libri della Famiglia nei confronti della villa del buon tempo antico, vagheggiata come sede e presidio della struttura patriarcale del gruppo familiare. La sistemazione del giardino risulta invece assai aggiornata, anzi all’avanguardia, e compensa l’atteggiamento tradizionalista dell’architettura. La “via per insino ad Arno” che attraversa il giardino e il possedimento agricolo dimostra una perfetta padronanza dello strumento prospettico e potrebbe dipendere senza difficoltà da un pensiero albertiano.

La villa di Giovanni Rucellai a Quaracchi / A.Rinaldi. - STAMPA. - (2009), pp. 179-215.

La villa di Giovanni Rucellai a Quaracchi

RINALDI, ALESSANDRO
2009

Abstract

Giovanni Rucellai include il “luogho di Quaracchi” nell’elenco delle “muraglie” da lui realizzate, con grande spesa ma con altrettanta soddisfazione, nel corso della propria vita e lo ricorda subito dopo la “chasa mia di Firenze”. La villa sembra quindi parte integrante della stessa manovra di mecenatismo autopromozionale che comprende anche il palazzo, la facciata di S.Maria Novella, la cappella del Santo Sepolcro e potrebbe quindi essere associata, in via ipotetica, a un intervento diretto o indiretto di Alberti . L’edificio, che può essere datato tra gli anni ‘50 e ‘60 del Quattrocento, recupera strutture trecentesche preesistenti inserendole entro un impianto planimetrico su tre lati e muro a vela sul quarto, comune a molte ville della prima metà del secolo. Il carattere tradizionale dell’impianto è ribadito da alcuni elementi decisamente anacronistici come le colonne ottagone con capitelli cubici del cortile. Questi tratti arcaici,pur apparentemente incompatibili con il linguaggio di Alberti, potrebbero trovare una spiegazione proprio nell’atteggiamento conservatore e nostalgico che egli manifesta nei Libri della Famiglia nei confronti della villa del buon tempo antico, vagheggiata come sede e presidio della struttura patriarcale del gruppo familiare. La sistemazione del giardino risulta invece assai aggiornata, anzi all’avanguardia, e compensa l’atteggiamento tradizionalista dell’architettura. La “via per insino ad Arno” che attraversa il giardino e il possedimento agricolo dimostra una perfetta padronanza dello strumento prospettico e potrebbe dipendere senza difficoltà da un pensiero albertiano.
2009
9788822257420
Leon Battista Albertii.Architetture e committenti
179
215
A.Rinaldi
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