Uno dei segreti della straordinaria bellezza della Toscana è custodito nelle forme dell’architettura rurale che, componente ineliminabile di quel paesaggio, riflette quel processo di migrazione dei canoni dell’architettura urbana diffusi con estrema immediatezza a informare i caratteri dell’architettura delle campagne. La ricchezza di conoscenze accumulate nei secoli non può estinguersi ma, al contrario, può ancora essere riferimento certo per affrontare una nuova sfida mirata a far sì che la casa dell’uomo possa tornare ad essere ancora misurata sulle necessità reali nel rispetto dell’ambiente che la circonda, mettendo fine al consumo di quel paesaggio che da tutto il mondo è preso ad esempio ma che oramai versa in uno stato di deplorevole dismissione. Né mera citazione, né volgare vernacolo, né tanto meno rianimazione forzata di un linguaggio formale distante nel tempo e avulso dal contesto contemporaneo, ma bensì una riappropriazione convinta di principi fondativi incentrati sulla pratica del buon costruire e di una simbiosi profonda fra l’opera dell’uomo e le ragioni della terra alla quale appartiene. Non certo una sfida di retroguardia, di indifferenza alle evoluzioni tecnologiche o dei modelli abitativi, ma al contrario, un consapevole tentativo di collocarsi in un incerto orizzonte contemporaneo incardinandosi a riferimenti certi che affondino le radici nella sostanza di una identità stratificata.
Di necessità, virtù / Fabio Capanni. - STAMPA. - (2011), pp. 237-241.
Di necessità, virtù
CAPANNI, FABIO
2011
Abstract
Uno dei segreti della straordinaria bellezza della Toscana è custodito nelle forme dell’architettura rurale che, componente ineliminabile di quel paesaggio, riflette quel processo di migrazione dei canoni dell’architettura urbana diffusi con estrema immediatezza a informare i caratteri dell’architettura delle campagne. La ricchezza di conoscenze accumulate nei secoli non può estinguersi ma, al contrario, può ancora essere riferimento certo per affrontare una nuova sfida mirata a far sì che la casa dell’uomo possa tornare ad essere ancora misurata sulle necessità reali nel rispetto dell’ambiente che la circonda, mettendo fine al consumo di quel paesaggio che da tutto il mondo è preso ad esempio ma che oramai versa in uno stato di deplorevole dismissione. Né mera citazione, né volgare vernacolo, né tanto meno rianimazione forzata di un linguaggio formale distante nel tempo e avulso dal contesto contemporaneo, ma bensì una riappropriazione convinta di principi fondativi incentrati sulla pratica del buon costruire e di una simbiosi profonda fra l’opera dell’uomo e le ragioni della terra alla quale appartiene. Non certo una sfida di retroguardia, di indifferenza alle evoluzioni tecnologiche o dei modelli abitativi, ma al contrario, un consapevole tentativo di collocarsi in un incerto orizzonte contemporaneo incardinandosi a riferimenti certi che affondino le radici nella sostanza di una identità stratificata.File | Dimensione | Formato | |
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