Intorno agli anni ‘30 –‘40 del Seicento si esaurisce il pur cospicuo lascito buontalentiano e con esso la fiducia residua nel primato della civiltà artistica toscana garantita dalla fedeltà al modello michelangiolesco. Resta senza esito apprezzabile il tentativo di rinnovamento affidato da Ferdinando II a due architetti toscani di formazione romana, Pietro da Cortona e Bernardino Radi. Al sostanziale insuccesso in campo architettonico del primo, corrisponde una serie di opere significative del secondo ( la chiesa di S.Cristina alla Costa e la casa dei Canonici Regolari presso S.Jacopo sopr’Arno) che non sono però in grado di scuotere l’ambiente fiorentino. Mentre si estinguono o abbandonano l’attività i rappresentanti della prima generazione di allievi e seguaci di Buontalenti (Pietro Tacca, Giulio Parigi, Gherardo Silvani) i successori, spesso figli dei precedenti, rimasti senza punti di riferimento sembrano subire la forza di attrazione del pensiero scientifico dominato dalla figura di Galileo, del suo immaginario e delle sue ricadute in termini di gusto e di preferenze artistiche. Nell’interno della chiesa di S.Stefano al Ponte Ferdinando Tacca crea una sorta di gigantesco teorema architettonico in cui dimostra la convertibilità delle superfici curve in superfici piane, trasformando archi colonne e volte in poligoni prismi piramidi. Pier Francesco Silvani mette a punto un linguaggio architettonico rigoroso, incisivo, privo di sbavature retoriche che da una parte guarda alla lezione del moderno discorso scientifico e dall’altra ritrova profonde consonanze con il lontano esempio brunelleschiano, collocandosi su una posizione antibarocca e inattuale che non sarà senza conseguenze per la controffensiva classicistica del secolo successivo.
I dilemmi dell'architettura fiorentina tra Pietro da Cortona e Galieo / A.Rinaldi. - STAMPA. - (2010), pp. 89-115.
I dilemmi dell'architettura fiorentina tra Pietro da Cortona e Galieo
RINALDI, ALESSANDRO
2010
Abstract
Intorno agli anni ‘30 –‘40 del Seicento si esaurisce il pur cospicuo lascito buontalentiano e con esso la fiducia residua nel primato della civiltà artistica toscana garantita dalla fedeltà al modello michelangiolesco. Resta senza esito apprezzabile il tentativo di rinnovamento affidato da Ferdinando II a due architetti toscani di formazione romana, Pietro da Cortona e Bernardino Radi. Al sostanziale insuccesso in campo architettonico del primo, corrisponde una serie di opere significative del secondo ( la chiesa di S.Cristina alla Costa e la casa dei Canonici Regolari presso S.Jacopo sopr’Arno) che non sono però in grado di scuotere l’ambiente fiorentino. Mentre si estinguono o abbandonano l’attività i rappresentanti della prima generazione di allievi e seguaci di Buontalenti (Pietro Tacca, Giulio Parigi, Gherardo Silvani) i successori, spesso figli dei precedenti, rimasti senza punti di riferimento sembrano subire la forza di attrazione del pensiero scientifico dominato dalla figura di Galileo, del suo immaginario e delle sue ricadute in termini di gusto e di preferenze artistiche. Nell’interno della chiesa di S.Stefano al Ponte Ferdinando Tacca crea una sorta di gigantesco teorema architettonico in cui dimostra la convertibilità delle superfici curve in superfici piane, trasformando archi colonne e volte in poligoni prismi piramidi. Pier Francesco Silvani mette a punto un linguaggio architettonico rigoroso, incisivo, privo di sbavature retoriche che da una parte guarda alla lezione del moderno discorso scientifico e dall’altra ritrova profonde consonanze con il lontano esempio brunelleschiano, collocandosi su una posizione antibarocca e inattuale che non sarà senza conseguenze per la controffensiva classicistica del secolo successivo.File | Dimensione | Formato | |
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