Il testo riporta i risultati della ricerca di antropologia condotta nell'area del Parco Naizonale delle Dolomiti Bellunesi con l'intento di rilevare, documentare e interpretare pratiche e saperi, classificaizoni e campi semntico-simbolici costruiti dalle comunità locali in riferimento alla coltivazione e riproduzione di due varietà locali, i fagioli e le fave. In questo articolo vengono analizzati tre aspetti di interesse antropologico riguardanti la coltivazione della varietà locale di fagiolo, il fagiolo gialìn: le modalità pratiche e le strategie di manipolazione e conservazione della semente locale messe in atto da contadini e contadine del bellunese; le rappresentazioni culturali che sottendono tali strategie; alcune pratiche ecologiche locali che caratterizzano la coltivazione di questa biovarietà. Oltre ai dati etnografici che qui vengono presentati, sono emersi dalla ricerca alcuni risultati importanti: 1) Un particolare meccanismo culturale locale che intreccia la lettura della natura attraverso i colori con la scrittura vista come risultato e manifestazione della domesticazione della biovarietà; 2) la cosiddetta biodiversità dal punto di vista locale risulta essere piuttosto una uniformità, una esigenza di omologazione e di uguaglianza piuttosto che di diversità. La biodiversità si profila dunque come un concetto “dall’alto”, che interpreta in chiave scientifica ciò che “dal basso”, dal punto di vista antropologico e della storia delle popolazioni costituisce un processo di omologazione. 3) La biodiversità oggi percepibile è il risultato di un procedimento “a salti” della manipolazione locale del germoplasma.
I fagioli scritti e l'occhio della fava. Strategie di antropizzazione del territorio. Ricerche su fagiolo e fava nel territorio el Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi / N. Breda. - STAMPA. - (2006), pp. 81-137.
I fagioli scritti e l'occhio della fava. Strategie di antropizzazione del territorio. Ricerche su fagiolo e fava nel territorio el Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi
BREDA, NADIA
2006
Abstract
Il testo riporta i risultati della ricerca di antropologia condotta nell'area del Parco Naizonale delle Dolomiti Bellunesi con l'intento di rilevare, documentare e interpretare pratiche e saperi, classificaizoni e campi semntico-simbolici costruiti dalle comunità locali in riferimento alla coltivazione e riproduzione di due varietà locali, i fagioli e le fave. In questo articolo vengono analizzati tre aspetti di interesse antropologico riguardanti la coltivazione della varietà locale di fagiolo, il fagiolo gialìn: le modalità pratiche e le strategie di manipolazione e conservazione della semente locale messe in atto da contadini e contadine del bellunese; le rappresentazioni culturali che sottendono tali strategie; alcune pratiche ecologiche locali che caratterizzano la coltivazione di questa biovarietà. Oltre ai dati etnografici che qui vengono presentati, sono emersi dalla ricerca alcuni risultati importanti: 1) Un particolare meccanismo culturale locale che intreccia la lettura della natura attraverso i colori con la scrittura vista come risultato e manifestazione della domesticazione della biovarietà; 2) la cosiddetta biodiversità dal punto di vista locale risulta essere piuttosto una uniformità, una esigenza di omologazione e di uguaglianza piuttosto che di diversità. La biodiversità si profila dunque come un concetto “dall’alto”, che interpreta in chiave scientifica ciò che “dal basso”, dal punto di vista antropologico e della storia delle popolazioni costituisce un processo di omologazione. 3) La biodiversità oggi percepibile è il risultato di un procedimento “a salti” della manipolazione locale del germoplasma.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.