Il contributo, interamente redatto dall'Autrice, consiste in una serie di raccomandazioni finali, intese ad individuare i punti cardine attorno ai quali sviluppare una precisa strategia, in tema di adozione internazionale, da parte del Parlamento dell'Unione Europea. Dopo una prima parte, che individua, quali destinatari dell'azione, tutti coloro che, in ambito pubblico e privato, operano nel settore in questione (enti autorizzati, giudici minorili, servizi social, NGO, etc.) - pp. 161-163-; l'Autrice si sofferma sulle possibili linee da seguire, nel dar vita a una serie di iniziative da intraprendere, da parte delle istituzioni dell'Unione. Dapprima, si ribadisce (1.a) la necessità di assicurare che, indipendentemente dal fatto che la Convenzione de L'Aja del 1993 sia stata o meno ratificata, le sue garanzie siano rispettate in tutta l'UE in modo uniforme. Quindi, (1.b) si evidenzia l'importanza del "principio di sussidiarietà", al fine di sollecitare la promozione di politiche sociali da parte degli Stati dell'Unione. Inoltre, si sostiene (1.c) il dovere dell'UE di vigilare a che gli Stati membri, tramite le proprie normative interne, rendano effettiva la tutela dei diritti fondamentali che vengono in rilievo. Si evidenzia altresì l'opportunità di favorire il collegamento con le fonti internazionali e, in particolare, l'accoglimento del modello recepito dalla Convenzione de L'Aja del 1993, non essendo sufficiente la ratifica perché le sue finalità siano davvero realizzate (1.d/e). Si auspica la predisposizione di una base comune (common frame of reference), cui far riferimento al fine del raggiungimento di tali obiettivi (1.f). Infine, passando alle modalità concrete con cui attuare tali raccomandazioni, si individua nel principio di uguaglianza il valore centrale cui ispirare l'operato dell'UE (II.a). Indipendentemente dal fatto che un minore adottabile sia un cittadino di uno Stato dell'Unione o che sia proveniente da un Paese terzo, dovrà esser destinatario dello stesso livello di tutela,dovendo le garanzie essere le medesime. Tuttavia, qualora si tratti di "adozioni intraeuropee", si dovrà assicurare altresì il loro diretto riconoscimento, in ogni caso, anche se la Convenzione de L'Aja del 1993 non sia stata ratificata. Si sottolinea anche il ruolo essenziale della definizione di concetti in grado di esser interpretati in modo uniforme (II.b), nonché l'ooportunità di coniarne di nuovi, ad hoc, per far fronte alle specifiche esigenze dell'adozione internazionale (II.c), in quanto, com'è noto, si tratta di un settore non rientrante nella sfera applicativa del Regolamento n. 2201/2003 dell'UE. Si pone poi l'accento sull'assoluta priorità da garantire al principio di libera circolazione (II.d) e di parità di trattamento (II.e). Infine, si propone l'adozione di una specifica Risoluzione, in attesa che un gruppo di esperti rediga un documento dedicato ai "Principi giuridici in tema di adozione nell'Unione Europea". Auspicio, quest'ultimo, che il Parlamento ha accolto appieno, emanando, il 19 gennaio 2011, una Risoluzione intitolata – come il Rapporto – “International Adoption in the European Union”, a conferma della piena condivisione dell’impostazione ivi proposta (cfr. P7_TA(2011). Si precisa che titolare del copyright sull’opera è il Parlamento Europeo, che ha divulgato il testo nel sito ufficiale, oltre a renderlo disponibile, gratuitamente, in versione cartacea. Di qui, l’assenza di ISBN. L’autrice ha ceduto i propri diritti d’autore in base ad un epresso accordo raggiunto con l’Istituto degli Innocenti, e, per l'esattezza, in base ad un contratto che ha autorizzato le istituzioni pubbliche coinvolte nell'iniziativa a rendere accessibile il lavoro liberamente.

Final Recommendations / E. URSO. - STAMPA. - (2009), pp. 161-165.

Final Recommendations

URSO, ELENA
2009

Abstract

Il contributo, interamente redatto dall'Autrice, consiste in una serie di raccomandazioni finali, intese ad individuare i punti cardine attorno ai quali sviluppare una precisa strategia, in tema di adozione internazionale, da parte del Parlamento dell'Unione Europea. Dopo una prima parte, che individua, quali destinatari dell'azione, tutti coloro che, in ambito pubblico e privato, operano nel settore in questione (enti autorizzati, giudici minorili, servizi social, NGO, etc.) - pp. 161-163-; l'Autrice si sofferma sulle possibili linee da seguire, nel dar vita a una serie di iniziative da intraprendere, da parte delle istituzioni dell'Unione. Dapprima, si ribadisce (1.a) la necessità di assicurare che, indipendentemente dal fatto che la Convenzione de L'Aja del 1993 sia stata o meno ratificata, le sue garanzie siano rispettate in tutta l'UE in modo uniforme. Quindi, (1.b) si evidenzia l'importanza del "principio di sussidiarietà", al fine di sollecitare la promozione di politiche sociali da parte degli Stati dell'Unione. Inoltre, si sostiene (1.c) il dovere dell'UE di vigilare a che gli Stati membri, tramite le proprie normative interne, rendano effettiva la tutela dei diritti fondamentali che vengono in rilievo. Si evidenzia altresì l'opportunità di favorire il collegamento con le fonti internazionali e, in particolare, l'accoglimento del modello recepito dalla Convenzione de L'Aja del 1993, non essendo sufficiente la ratifica perché le sue finalità siano davvero realizzate (1.d/e). Si auspica la predisposizione di una base comune (common frame of reference), cui far riferimento al fine del raggiungimento di tali obiettivi (1.f). Infine, passando alle modalità concrete con cui attuare tali raccomandazioni, si individua nel principio di uguaglianza il valore centrale cui ispirare l'operato dell'UE (II.a). Indipendentemente dal fatto che un minore adottabile sia un cittadino di uno Stato dell'Unione o che sia proveniente da un Paese terzo, dovrà esser destinatario dello stesso livello di tutela,dovendo le garanzie essere le medesime. Tuttavia, qualora si tratti di "adozioni intraeuropee", si dovrà assicurare altresì il loro diretto riconoscimento, in ogni caso, anche se la Convenzione de L'Aja del 1993 non sia stata ratificata. Si sottolinea anche il ruolo essenziale della definizione di concetti in grado di esser interpretati in modo uniforme (II.b), nonché l'ooportunità di coniarne di nuovi, ad hoc, per far fronte alle specifiche esigenze dell'adozione internazionale (II.c), in quanto, com'è noto, si tratta di un settore non rientrante nella sfera applicativa del Regolamento n. 2201/2003 dell'UE. Si pone poi l'accento sull'assoluta priorità da garantire al principio di libera circolazione (II.d) e di parità di trattamento (II.e). Infine, si propone l'adozione di una specifica Risoluzione, in attesa che un gruppo di esperti rediga un documento dedicato ai "Principi giuridici in tema di adozione nell'Unione Europea". Auspicio, quest'ultimo, che il Parlamento ha accolto appieno, emanando, il 19 gennaio 2011, una Risoluzione intitolata – come il Rapporto – “International Adoption in the European Union”, a conferma della piena condivisione dell’impostazione ivi proposta (cfr. P7_TA(2011). Si precisa che titolare del copyright sull’opera è il Parlamento Europeo, che ha divulgato il testo nel sito ufficiale, oltre a renderlo disponibile, gratuitamente, in versione cartacea. Di qui, l’assenza di ISBN. L’autrice ha ceduto i propri diritti d’autore in base ad un epresso accordo raggiunto con l’Istituto degli Innocenti, e, per l'esattezza, in base ad un contratto che ha autorizzato le istituzioni pubbliche coinvolte nell'iniziativa a rendere accessibile il lavoro liberamente.
2009
INTERNATIONAL ADOPTION IN THE EUROPEAN UNION
161
165
E. URSO
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