In presenza di una scienza e di una tecnologia caratterizzate dall’incremento indefinito della capacità di realizzare nuove finalità, si pone, sempre più spesso, una domanda: se la ricerca scientifica (i suoi scopi, le sue modalità di svolgimento, le sue acquisizioni e le sue applicazioni) sia di per sé neutra e quindi libera di svolgersi in qualsiasi direzione, oppure se non sia necessario sottoporre l’indagine scientifica ad una previa valutazione in forza dell’insopprimibile legame tra libertà della scienza e tutela della persona e, dunque, come assicurare (con quali strumenti, anche organizzativi) il corretto bilanciamento tra la libertà di scienza e l’esigenza di garantire i diritti fondamentali della persona. Un interrogativo tanto più avvertito in un contesto fortemente condizionato dalla logica di mercato, legata all’appropriazione privata dei saperi quale fattore conformativo dell’indagine scientifica, in cui lo sviluppo non deriva dalla tecnica in sé e, quindi, l’innovazione non è dettata unicamente da una utilizzazione senza limiti della libertà di ricerca e della potenza della tecnica, ma penetra tra nella società, soprattutto in nome della volontà di rendere possibile il massimo uso mercantile dell’innovazione. È lungo questa linee di confine che la libertà di scienza e di conoscenza finisce, talvolta, per essere messa in dubbio come uno dei valori fondamentali dell’individuo, nonostante le garanzie costituzionali di cui essa è circondata (artt. 9 e 33 Cost.). Il lavoro prende in considerazione il campo della ricerca biomedica in cui questo interrogativo si pone in forma ancor più accentuata per l’immediato legame con la sperimentazione e la pratica clinica. La domanda se sia immaginabile una regolazione della scienza e quale possa esserne l’ambito si ripropone in questo caso in maniera immediata: quali potrebbero essere gli interessi pubblici suscettibili di tale protezione da porsi validamente come controlimiti di una libertà così profondamente connessa alla costruzione del sistema costituzionale? e quali le forme organizzative in grado di garantirne un corretto bilanciamento? Per questo aspetto il lavoro conduce un esame dettagliato della disciplina relativa alla sperimentazione clinica dei farmaci e al ruolo dei comitati etici.
Libertà di scienza e organizzazione amministrativa nella ricerca biomedica / Wladimiro Gasparri. - STAMPA. - (2012), pp. 277-347.
Libertà di scienza e organizzazione amministrativa nella ricerca biomedica
GASPARRI, WLADIMIRO
2012
Abstract
In presenza di una scienza e di una tecnologia caratterizzate dall’incremento indefinito della capacità di realizzare nuove finalità, si pone, sempre più spesso, una domanda: se la ricerca scientifica (i suoi scopi, le sue modalità di svolgimento, le sue acquisizioni e le sue applicazioni) sia di per sé neutra e quindi libera di svolgersi in qualsiasi direzione, oppure se non sia necessario sottoporre l’indagine scientifica ad una previa valutazione in forza dell’insopprimibile legame tra libertà della scienza e tutela della persona e, dunque, come assicurare (con quali strumenti, anche organizzativi) il corretto bilanciamento tra la libertà di scienza e l’esigenza di garantire i diritti fondamentali della persona. Un interrogativo tanto più avvertito in un contesto fortemente condizionato dalla logica di mercato, legata all’appropriazione privata dei saperi quale fattore conformativo dell’indagine scientifica, in cui lo sviluppo non deriva dalla tecnica in sé e, quindi, l’innovazione non è dettata unicamente da una utilizzazione senza limiti della libertà di ricerca e della potenza della tecnica, ma penetra tra nella società, soprattutto in nome della volontà di rendere possibile il massimo uso mercantile dell’innovazione. È lungo questa linee di confine che la libertà di scienza e di conoscenza finisce, talvolta, per essere messa in dubbio come uno dei valori fondamentali dell’individuo, nonostante le garanzie costituzionali di cui essa è circondata (artt. 9 e 33 Cost.). Il lavoro prende in considerazione il campo della ricerca biomedica in cui questo interrogativo si pone in forma ancor più accentuata per l’immediato legame con la sperimentazione e la pratica clinica. La domanda se sia immaginabile una regolazione della scienza e quale possa esserne l’ambito si ripropone in questo caso in maniera immediata: quali potrebbero essere gli interessi pubblici suscettibili di tale protezione da porsi validamente come controlimiti di una libertà così profondamente connessa alla costruzione del sistema costituzionale? e quali le forme organizzative in grado di garantirne un corretto bilanciamento? Per questo aspetto il lavoro conduce un esame dettagliato della disciplina relativa alla sperimentazione clinica dei farmaci e al ruolo dei comitati etici.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.