Dopo un lungo periodo di sclerotizzazione nelle maglie troppo strette di un’interpretazione semplicistica legata a un ideale estetico-oggettuale (secondo la logica della legge1497/39) o al riassorbimento nelle tematiche ambientali (cfr. legge 431/85), l’urbanistica ha iniziato a dare maggiore spazio a un’interpretazione più complessa delle dinamiche paesistiche, che si è manifestata in un primo momento nella costruzione di un quadro conoscitivo più ricco e articolato. L’inesauribile giacimento del passato assume pertanto il ruolo di un patrimonio in cui si condensa non solo la memoria sociale sedimentata (rappresentazione materiale, visibile e sensibile, della modalità insediativa delle società passate) ma anche l’insieme delle potenzialità di utilizzazione di quel terreno comune ai fini di una convivenza sociale (rappresentazione di pratiche condivise che sedimentano o meno prodotti materiali) che può essere tanto “manutenuta” quanto “rinnovata”. Da qui l’esigenza di predisporre un insieme di visioni e di azioni di tutela attiva dei valori paesaggistici nella quale memoria e futuro si sposano nel lungo periodo, mettendo in valore la consistenza del “patrimonio” e non della “congiuntura”. La messa in evidenza della struttura patrimoniale, delle componenti e delle relazioni costitutive di lungo periodo, definisce un valido ausilio per l’operatore pubblico nella valutazione della congruità paesaggistica delle operazioni di trasformazione presentate. Il testo dopo una disamina delle diverse risposte della pianificazione nei confronti della tematica patrimoniale, di interroga sulle potenzialità che la nuova legislazione italiana conferisce allo strumento del piano paesaggistico regionale.
La 'riemersione del paesaggio' nel nuovo Piano di Indirizzo Territoriale della Regione Toscana / D. Poli. - STAMPA. - (2012), pp. XXVII-XL.
La 'riemersione del paesaggio' nel nuovo Piano di Indirizzo Territoriale della Regione Toscana
POLI, DANIELA
2012
Abstract
Dopo un lungo periodo di sclerotizzazione nelle maglie troppo strette di un’interpretazione semplicistica legata a un ideale estetico-oggettuale (secondo la logica della legge1497/39) o al riassorbimento nelle tematiche ambientali (cfr. legge 431/85), l’urbanistica ha iniziato a dare maggiore spazio a un’interpretazione più complessa delle dinamiche paesistiche, che si è manifestata in un primo momento nella costruzione di un quadro conoscitivo più ricco e articolato. L’inesauribile giacimento del passato assume pertanto il ruolo di un patrimonio in cui si condensa non solo la memoria sociale sedimentata (rappresentazione materiale, visibile e sensibile, della modalità insediativa delle società passate) ma anche l’insieme delle potenzialità di utilizzazione di quel terreno comune ai fini di una convivenza sociale (rappresentazione di pratiche condivise che sedimentano o meno prodotti materiali) che può essere tanto “manutenuta” quanto “rinnovata”. Da qui l’esigenza di predisporre un insieme di visioni e di azioni di tutela attiva dei valori paesaggistici nella quale memoria e futuro si sposano nel lungo periodo, mettendo in valore la consistenza del “patrimonio” e non della “congiuntura”. La messa in evidenza della struttura patrimoniale, delle componenti e delle relazioni costitutive di lungo periodo, definisce un valido ausilio per l’operatore pubblico nella valutazione della congruità paesaggistica delle operazioni di trasformazione presentate. Il testo dopo una disamina delle diverse risposte della pianificazione nei confronti della tematica patrimoniale, di interroga sulle potenzialità che la nuova legislazione italiana conferisce allo strumento del piano paesaggistico regionale.File | Dimensione | Formato | |
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