Nonostante che la formulazione della diagnosi di dipendenza da tabacco sia importante perché aumenta la motivazione ad intraprendere un percorso di cessazione del fumo, tale diagnosi continua ad essere poco utilizzata dai clinici. Abbiamo condotto un’indagine per conoscere l’opinione dei clinici sul fumo di sigaretta e la loro tendenza ad utilizzare la diagnosi di dipendenza da tabacco. Abbiamo intervistato due gruppi di clinici partecipanti a due congressi scientifici: un gruppo costituito dai partecipanti all’VIII Congresso Nazionale della Società Italiana di TABaccologia (gruppo T) ed uno costituito dai partecipanti all’VIII congresso nazionale del Gruppo per la Ricerca in Psicosomatica (gruppo P). Ai soggetti è stato proposto un questionario auto-somministrato costruito ad hoc che indagava: il pattern di fumo; la conoscenza dei criteri diagnostici per la dipendenza da nicotina/tabacco e la frequenza di utilizzo di essi; il rischio correlato all’uso di tabacco confrontato con quello di altre sostanze; la tendenza a consigliare di smettere di fumare o di non ricominciare. I fumatori del gruppo P sono più numerosi dei fumatori del gruppo T. I Tabaccologi sono più inclini a fare diagnosi di dipendenza da nicotina/tabacco, sia pregressa che in atto. Tuttavia, ancora un’ampia percentuale di clinici di entrambi i gruppi continua a fare diagnosi senza avvalersi dell’attuale nosografia. I Tabaccologi raccomandano con una frequenza tre volte superiore rispetto agli Psicosomatisti di smettere di fumare e con una frequenza quattro volte maggiore di non ricominciare. Infine, il rischio legato all’uso di cocaina o eroina viene percepito maggiore di quello legato all’uso di tabacco in entrambi i gruppi mentre opinioni divergenti fra i due gruppi si hanno quando il rischio legato al fumo viene confrontato con quello legato all’uso di alcol, caffeina o cannabis. Nel campione dei Tabaccologi si raggiungono buoni livelli di attenzione clinica riguardo al fumo di sigaretta. Tuttavia, i clinici di entrambi i gruppi continuano ad essere reticenti a considerare il fumo di sigaretta un disturbo psichiatrico e ad utilizzare i criteri diagnostici dell’attuale nosografia. Una conferma di questo dato negativo su un campione più ampio ed eterogeneo potrebbe sollecitare la necessità di una maggiore attenzione verso un’implementazione della formazione universitaria sull’argomento nonché l’introduzione di una formazione post-universitaria specifica.

L’opinione e l’utilizzo da parte dei clinici della diagnosi di dipendenza da tabacco / Andrea Svicher; Giuly Bertoli; Giulia Anna Aldi; Vincenzo Zagà; Fiammetta Cosci. - In: TABACCOLOGIA. - ISSN 1970-1187. - STAMPA. - 3:(2013), pp. 11-11.

L’opinione e l’utilizzo da parte dei clinici della diagnosi di dipendenza da tabacco

Andrea Svicher;BERTOLI, GIULY;COSCI, FIAMMETTA
2013

Abstract

Nonostante che la formulazione della diagnosi di dipendenza da tabacco sia importante perché aumenta la motivazione ad intraprendere un percorso di cessazione del fumo, tale diagnosi continua ad essere poco utilizzata dai clinici. Abbiamo condotto un’indagine per conoscere l’opinione dei clinici sul fumo di sigaretta e la loro tendenza ad utilizzare la diagnosi di dipendenza da tabacco. Abbiamo intervistato due gruppi di clinici partecipanti a due congressi scientifici: un gruppo costituito dai partecipanti all’VIII Congresso Nazionale della Società Italiana di TABaccologia (gruppo T) ed uno costituito dai partecipanti all’VIII congresso nazionale del Gruppo per la Ricerca in Psicosomatica (gruppo P). Ai soggetti è stato proposto un questionario auto-somministrato costruito ad hoc che indagava: il pattern di fumo; la conoscenza dei criteri diagnostici per la dipendenza da nicotina/tabacco e la frequenza di utilizzo di essi; il rischio correlato all’uso di tabacco confrontato con quello di altre sostanze; la tendenza a consigliare di smettere di fumare o di non ricominciare. I fumatori del gruppo P sono più numerosi dei fumatori del gruppo T. I Tabaccologi sono più inclini a fare diagnosi di dipendenza da nicotina/tabacco, sia pregressa che in atto. Tuttavia, ancora un’ampia percentuale di clinici di entrambi i gruppi continua a fare diagnosi senza avvalersi dell’attuale nosografia. I Tabaccologi raccomandano con una frequenza tre volte superiore rispetto agli Psicosomatisti di smettere di fumare e con una frequenza quattro volte maggiore di non ricominciare. Infine, il rischio legato all’uso di cocaina o eroina viene percepito maggiore di quello legato all’uso di tabacco in entrambi i gruppi mentre opinioni divergenti fra i due gruppi si hanno quando il rischio legato al fumo viene confrontato con quello legato all’uso di alcol, caffeina o cannabis. Nel campione dei Tabaccologi si raggiungono buoni livelli di attenzione clinica riguardo al fumo di sigaretta. Tuttavia, i clinici di entrambi i gruppi continuano ad essere reticenti a considerare il fumo di sigaretta un disturbo psichiatrico e ad utilizzare i criteri diagnostici dell’attuale nosografia. Una conferma di questo dato negativo su un campione più ampio ed eterogeneo potrebbe sollecitare la necessità di una maggiore attenzione verso un’implementazione della formazione universitaria sull’argomento nonché l’introduzione di una formazione post-universitaria specifica.
2013
Andrea Svicher; Giuly Bertoli; Giulia Anna Aldi; Vincenzo Zagà; Fiammetta Cosci
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