In questa sede mi propongo di riprendere un tema –quello delle fortificazioni urbane signorili nelle città italiane del tardo medioevo– che è stato studiato finora in una chiave interpretativa forse un po’ troppo lineare, come segno del rafforzamento autoritario dei signori, come simbolo il più evidente della natura tirannica del loro potere. Alcuni studi hanno analizzato gli interventi urbanistici signorili (la costruzione di rocche, castelli, cittadelle, etc.) senza differenziare cronologicamente le esperienze signorili, ma assumendole quasi sempre come regimi di carattere stabilmente dispotico: da questo deriva anche, in certa misura, l’interpretazione sostanzialmente tautologica («le fortificazioni sono autoritarie perché i signori sono tiranni») che ne è stata data finora. Relativa attenzione è stata posta alla relazione tra la varietà di edifici e di complessi fortificati –non si trattò, infatti, solo di rocche e castelli ma anche di veri e propri recinti e cittadelle– e alla complessità di intenti e di significati che presiedettero alla loro costruzione. Quasi assenti sono state anche le analisi degli aspetti sociali legati agli interventi urbanistici signorili: a chi viveva e abitava all’interno delle fortificazioni, ai processi di relazione e di coabitazione che vi si svolgevano e che definivano l’uso sociale degli spazi. Molte sono le questioni di ricerca aperte su questi temi. Perché a dar luogo a cittadelle e castelli urbani furono inizialmente i signori? Quali motivazioni li spinsero a investire in edifici militari? Davvero si trattò solo di un empito autoritario, di un allungare le mani sulla città, segnandola con una presenza intesa a intimidire la popolazione, a fare sentire il potere signorile come forte e oppressivo? O furono il segno di processi più complessi e, soprattutto, differenziati? Nelle pagine che seguono affronterò il tema muovendo da uno studio che ho in corso da qualche tempo sui regimi di carattere personale e signorile che si affermarono nelle città italiane a partire dai decenni centrali del Duecento. Il fenomeno di arroccamento urbano che si manifestò in molte città nei decenni centrali del Trecento appare ai miei occhi come il marcatore urbanistico di un processo più generale di mutazione» dei regimi signorili che si erano affermati nelle generazioni precedenti. Come un segno di discontinuità, come un elemento nuovo nel linguaggio politico cittadino. Esso non mi pare totalmente ascrivibile –al suo manifestarsi al mezzo del secolo XIV– a un «linguaggio intimidatorio del potere di coercizione». Al contrario, esso mi pare il segno evidente del consumato distacco del signore dalla comunità cittadina, del venir meno della sua capacità di interpretarne interessi e aspirazioni, che quasi sempre era stato all’origine delle affermazioni, spesso consensuali, dei regimi signorili nella seconda metà del Duecento. Il marcatore urbanistico –appunto– di una «mutazione signorile».

Un segno della “mutazione signorile”: l’arroccamento urbano / Andrea Zorzi. - STAMPA. - (2014), pp. 23-40.

Un segno della “mutazione signorile”: l’arroccamento urbano

ZORZI, ANDREA
2014

Abstract

In questa sede mi propongo di riprendere un tema –quello delle fortificazioni urbane signorili nelle città italiane del tardo medioevo– che è stato studiato finora in una chiave interpretativa forse un po’ troppo lineare, come segno del rafforzamento autoritario dei signori, come simbolo il più evidente della natura tirannica del loro potere. Alcuni studi hanno analizzato gli interventi urbanistici signorili (la costruzione di rocche, castelli, cittadelle, etc.) senza differenziare cronologicamente le esperienze signorili, ma assumendole quasi sempre come regimi di carattere stabilmente dispotico: da questo deriva anche, in certa misura, l’interpretazione sostanzialmente tautologica («le fortificazioni sono autoritarie perché i signori sono tiranni») che ne è stata data finora. Relativa attenzione è stata posta alla relazione tra la varietà di edifici e di complessi fortificati –non si trattò, infatti, solo di rocche e castelli ma anche di veri e propri recinti e cittadelle– e alla complessità di intenti e di significati che presiedettero alla loro costruzione. Quasi assenti sono state anche le analisi degli aspetti sociali legati agli interventi urbanistici signorili: a chi viveva e abitava all’interno delle fortificazioni, ai processi di relazione e di coabitazione che vi si svolgevano e che definivano l’uso sociale degli spazi. Molte sono le questioni di ricerca aperte su questi temi. Perché a dar luogo a cittadelle e castelli urbani furono inizialmente i signori? Quali motivazioni li spinsero a investire in edifici militari? Davvero si trattò solo di un empito autoritario, di un allungare le mani sulla città, segnandola con una presenza intesa a intimidire la popolazione, a fare sentire il potere signorile come forte e oppressivo? O furono il segno di processi più complessi e, soprattutto, differenziati? Nelle pagine che seguono affronterò il tema muovendo da uno studio che ho in corso da qualche tempo sui regimi di carattere personale e signorile che si affermarono nelle città italiane a partire dai decenni centrali del Duecento. Il fenomeno di arroccamento urbano che si manifestò in molte città nei decenni centrali del Trecento appare ai miei occhi come il marcatore urbanistico di un processo più generale di mutazione» dei regimi signorili che si erano affermati nelle generazioni precedenti. Come un segno di discontinuità, come un elemento nuovo nel linguaggio politico cittadino. Esso non mi pare totalmente ascrivibile –al suo manifestarsi al mezzo del secolo XIV– a un «linguaggio intimidatorio del potere di coercizione». Al contrario, esso mi pare il segno evidente del consumato distacco del signore dalla comunità cittadina, del venir meno della sua capacità di interpretarne interessi e aspirazioni, che quasi sempre era stato all’origine delle affermazioni, spesso consensuali, dei regimi signorili nella seconda metà del Duecento. Il marcatore urbanistico –appunto– di una «mutazione signorile».
2014
9782859447663
Marquer la ville. Signes, traces, empreints du pouvoir (XIIIe-XVIe siècle)
23
40
Andrea Zorzi
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificatore per citare o creare un link a questa risorsa: https://hdl.handle.net/2158/863104
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact