Nello Zibaldone ritornano puntuali le osservazioni sulla lingua italiana che concorrono a esaltare la sua “eccellenza” e la sua “superiorità”, doti che risultano potenziate dal confronto con le principali lingue antiche e moderne di cui vengono rittratti e riadattati i tratti più qualificanti. Ogni riflessione reca un raffronto con l’italiano, esplicito o implicito, da cui deriva la sua valutazione positiva. Come il greco classico tra le lingue antiche, così la lingua italiana risulta essere la più libera di tutte le lingue moderne, perché come la lingua greca è modellata sull’immaginazione e sulla natura; inoltre la lingua italiana risulta quella che meglio conserva inalterata l’indole e le qualità della lingua latina, l’unica, tra le lingue romanze, che sia riuscita a «inverare il lascito dell’antichità, riattualizzare con spinte poderose lo strumento espressivo, usare la tradizione nella giusta forma dell’inveramento» . Sul piano sincronico poi la conformità strutturale con la «lingua spagnuola» che «è sorella carnalissima della nostra» (Zib. 3389), dovuta a ragioni naturali e contingenti, permette alla lingua italiana di incrementare le proprie potenzialità stilistico-espressive. Dalla lingua francese, deprecabile per la sua «unicità», la lingua italiana si distingue per la sua molteplicità e varietà e, infine, a differenza della lingua tedesca, che non è ancora formata e stabilita, la lingua italiana si adatta facilmente a tutte le altre lingue, sfruttando a pieno tutte le proprie ricchezze e facoltà e mantenendo il proprio carattere. Anche il metalinguaggio che Leopardi adotta per descrivere e definire i tratti della lingua “perfetta” conferma di fatto la natura della lingua italiana come lingua pienamente «formata» sul piano espressivo e stilistico. Se ne ribadisce così, addirittura nell’atto stesso di argomentarla, la “perfezione” cioè la «facilità di esprimersi» della lingua italiana che «ha di più il vantaggio di scolpir le cose coll'efficacia dell'espressione, di maniera ch'il francese può dir quello che vuole, e l'italiano può metterlo sotto gli occhi, quegli ha gran facilità di farsi intendere, questi di far vedere» (Zib. 30).

La lingua “perfetta”: l’italiano nello Zibaldone di Giacomo Leopardi / Stefania Iannizzotto. - STAMPA. - (2005), pp. 147-160.

La lingua “perfetta”: l’italiano nello Zibaldone di Giacomo Leopardi

IANNIZZOTTO, STEFANIA
2005

Abstract

Nello Zibaldone ritornano puntuali le osservazioni sulla lingua italiana che concorrono a esaltare la sua “eccellenza” e la sua “superiorità”, doti che risultano potenziate dal confronto con le principali lingue antiche e moderne di cui vengono rittratti e riadattati i tratti più qualificanti. Ogni riflessione reca un raffronto con l’italiano, esplicito o implicito, da cui deriva la sua valutazione positiva. Come il greco classico tra le lingue antiche, così la lingua italiana risulta essere la più libera di tutte le lingue moderne, perché come la lingua greca è modellata sull’immaginazione e sulla natura; inoltre la lingua italiana risulta quella che meglio conserva inalterata l’indole e le qualità della lingua latina, l’unica, tra le lingue romanze, che sia riuscita a «inverare il lascito dell’antichità, riattualizzare con spinte poderose lo strumento espressivo, usare la tradizione nella giusta forma dell’inveramento» . Sul piano sincronico poi la conformità strutturale con la «lingua spagnuola» che «è sorella carnalissima della nostra» (Zib. 3389), dovuta a ragioni naturali e contingenti, permette alla lingua italiana di incrementare le proprie potenzialità stilistico-espressive. Dalla lingua francese, deprecabile per la sua «unicità», la lingua italiana si distingue per la sua molteplicità e varietà e, infine, a differenza della lingua tedesca, che non è ancora formata e stabilita, la lingua italiana si adatta facilmente a tutte le altre lingue, sfruttando a pieno tutte le proprie ricchezze e facoltà e mantenendo il proprio carattere. Anche il metalinguaggio che Leopardi adotta per descrivere e definire i tratti della lingua “perfetta” conferma di fatto la natura della lingua italiana come lingua pienamente «formata» sul piano espressivo e stilistico. Se ne ribadisce così, addirittura nell’atto stesso di argomentarla, la “perfezione” cioè la «facilità di esprimersi» della lingua italiana che «ha di più il vantaggio di scolpir le cose coll'efficacia dell'espressione, di maniera ch'il francese può dir quello che vuole, e l'italiano può metterlo sotto gli occhi, quegli ha gran facilità di farsi intendere, questi di far vedere» (Zib. 30).
2005
8880241389
Italia linguistica: discorsi di scritto e di parlato. Nuovi Studi di Linguistica Italiana per Giovanni Nencioni
147
160
Stefania Iannizzotto
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