Dalla fine degli anni ottanta la letteratura femminista ha prodotto un gran numero di contributi dedicati al tema del corpo; ne ha rimosso, però, la dimensione più propriamente biologica. Il timore di cadere in forme di essenzialismo, da un lato, e la difficoltà di comunicazione tra scienze sociali e scienze naturali, dall'altro, hanno favorito questa rimozione dei processi vitali, nonostante la volontà di riconciliare nature e nurture. Negli ultimi anni, la riflessione di numerose autrici ha, in vario modo, riportato la biologia e la dimensione materiale del corpo al centro dell’attenzione. Ciò è avvenuto a partire dalla convinzione che di fronte all’offensiva delle neuroscienze e della genomica e al loro riproporre, in forme più o meno nascoste, una concezione biologica della razza e del sesso, sia viepiù urgente, nella fase dell’attuale biocapitalismo e biocolonialismo, lavorare per immaginare una nuova alleanza tra scienze naturali, scienze sociali e femminismo. Un “nuovo materialismo” appare necessario per contrastare una inedita forma di riduzionismo: il riduzionismo genetico-molecolare, che riporta la sostanza organica, il corpo nella sua integrità, alle molecole che lo costituiscono, come se la vita fosse scomponibile in pezzi e in sequenze di informazioni manipolabili; quindi, strumentalizzabili e per questo suscettibili di creare “biovalore”. Come osserva Sarah Franklin, infatti, “la strumentalizzazione è divenuta inseparabile dalla capitalizzazione della vita stessa”.
Il ritorno della biologia nelle teorie femministe contemporanee / Brunella Casalini. - STAMPA. - (2014), pp. 139-154.
Il ritorno della biologia nelle teorie femministe contemporanee
CASALINI, BRUNELLA
2014
Abstract
Dalla fine degli anni ottanta la letteratura femminista ha prodotto un gran numero di contributi dedicati al tema del corpo; ne ha rimosso, però, la dimensione più propriamente biologica. Il timore di cadere in forme di essenzialismo, da un lato, e la difficoltà di comunicazione tra scienze sociali e scienze naturali, dall'altro, hanno favorito questa rimozione dei processi vitali, nonostante la volontà di riconciliare nature e nurture. Negli ultimi anni, la riflessione di numerose autrici ha, in vario modo, riportato la biologia e la dimensione materiale del corpo al centro dell’attenzione. Ciò è avvenuto a partire dalla convinzione che di fronte all’offensiva delle neuroscienze e della genomica e al loro riproporre, in forme più o meno nascoste, una concezione biologica della razza e del sesso, sia viepiù urgente, nella fase dell’attuale biocapitalismo e biocolonialismo, lavorare per immaginare una nuova alleanza tra scienze naturali, scienze sociali e femminismo. Un “nuovo materialismo” appare necessario per contrastare una inedita forma di riduzionismo: il riduzionismo genetico-molecolare, che riporta la sostanza organica, il corpo nella sua integrità, alle molecole che lo costituiscono, come se la vita fosse scomponibile in pezzi e in sequenze di informazioni manipolabili; quindi, strumentalizzabili e per questo suscettibili di creare “biovalore”. Come osserva Sarah Franklin, infatti, “la strumentalizzazione è divenuta inseparabile dalla capitalizzazione della vita stessa”.I documenti in FLORE sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.