La diagnosi genetica per il diabete monofattoriale (DM) è ormai diventata una procedura standard che permette non solo di caratterizzare individui affetti, ma anche di identificare familiari a rischio, al fine di indirizzarli verso una terapia personalizzata e consentire una diagnosi differenziale dal diabete di tipo 2 (T2D), i cui sintomi spesso si sovrappongono. Ad oggi abbiamo analizzato oltre 200 famiglie con diagnosi di DM mediante sequenziamento dei geni GCK, HNF1α, HNF4α e HNF1β. Sono risultati positivi circa il 40%. I soggetti negativi sono stati studiati mediante Next Generation Sequencing (NGS), per un set di 96 geni: geni noti per DM, geni del pathway delle cellule β pancreatiche e geni candidati per il T2D; inoltre abbiamo selezionato geni causativi di diabete in esperimenti condotti su topi. Presentiamo i risultati ottenuti nei primi 12 casi analizzati. Abbiamo individuato mutazioni in due geni mai associati a diabete nell’uomo. Uno è implicato nel pathway delle cellule β, l’altro svolge un ruolo peculiare in processi di sviluppo che controllano il “destino” di diversi tipi cellulari, la cui funzione nel pancreas non è nota. Sono in corso studi su linee cellulari primarie di isole pancreatiche. Inoltre abbiamo identificato mutazioni in geni implicati in rare forme di MODY: IPF1, BLK, HNF4α. Sulla base di questi risultati abbiamo inizialmente esaminato il gene IPF1 mediante sequenziamento diretto. In totale, su 90 soggetti affetti, sono state individuate 5 varianti, due delle quali mai riportate in letteratura. Riteniamo dunque che mutazioni in IPF1 siano, almeno in Italia, una delle forme più comuni di DM dopo quelle determinate da GCK. I nostri studi hanno in aggiunta dimostrato che spesso in un soggetto sono presenti più mutazioni a carico di diversi geni. Per es in una famiglia con alta penetranza di T2D abbiamo individuato una variante in ABCC8, le cui mutazioni in omozigosi causano diabete neonatale (DN), e una sostituzione in RFX6, responsabile, sempre in omozigosi, di un DN con associate malformazioni. Questi dati dimostrano l’importanza della NGS per lo studio di patologie complesse come il diabete al fine di comprendere la reale patogenesi del disordine, cercare nuovi bersagli terapeutici e predire l’outcome della malattia.

LA NUOVA ERA NELLA DIAGNOSI CLINICO-GENETICA DEL DIABETE MONOFATTORIALE E DIABETE TIPO 2: SCREENING MEDIANTE NEXT GENERATION SEQUENCING / E. Contini; A. Provenzano; B. Mazzinghi; V. Cetica; S. Toni; R. Bonfanti; V. Calcaterra; A. Blasetti; B. Felappi; E.Mannucci; M. Salvadori; S. Giglio. - (2011), pp. 388-388. (Intervento presentato al convegno XIV Congresso Nazionale della Società Italiana di Genetica Umana).

LA NUOVA ERA NELLA DIAGNOSI CLINICO-GENETICA DEL DIABETE MONOFATTORIALE E DIABETE TIPO 2: SCREENING MEDIANTE NEXT GENERATION SEQUENCING

PROVENZANO, ALDESIA;MANNUCCI, EDOARDO;S. Giglio
2011

Abstract

La diagnosi genetica per il diabete monofattoriale (DM) è ormai diventata una procedura standard che permette non solo di caratterizzare individui affetti, ma anche di identificare familiari a rischio, al fine di indirizzarli verso una terapia personalizzata e consentire una diagnosi differenziale dal diabete di tipo 2 (T2D), i cui sintomi spesso si sovrappongono. Ad oggi abbiamo analizzato oltre 200 famiglie con diagnosi di DM mediante sequenziamento dei geni GCK, HNF1α, HNF4α e HNF1β. Sono risultati positivi circa il 40%. I soggetti negativi sono stati studiati mediante Next Generation Sequencing (NGS), per un set di 96 geni: geni noti per DM, geni del pathway delle cellule β pancreatiche e geni candidati per il T2D; inoltre abbiamo selezionato geni causativi di diabete in esperimenti condotti su topi. Presentiamo i risultati ottenuti nei primi 12 casi analizzati. Abbiamo individuato mutazioni in due geni mai associati a diabete nell’uomo. Uno è implicato nel pathway delle cellule β, l’altro svolge un ruolo peculiare in processi di sviluppo che controllano il “destino” di diversi tipi cellulari, la cui funzione nel pancreas non è nota. Sono in corso studi su linee cellulari primarie di isole pancreatiche. Inoltre abbiamo identificato mutazioni in geni implicati in rare forme di MODY: IPF1, BLK, HNF4α. Sulla base di questi risultati abbiamo inizialmente esaminato il gene IPF1 mediante sequenziamento diretto. In totale, su 90 soggetti affetti, sono state individuate 5 varianti, due delle quali mai riportate in letteratura. Riteniamo dunque che mutazioni in IPF1 siano, almeno in Italia, una delle forme più comuni di DM dopo quelle determinate da GCK. I nostri studi hanno in aggiunta dimostrato che spesso in un soggetto sono presenti più mutazioni a carico di diversi geni. Per es in una famiglia con alta penetranza di T2D abbiamo individuato una variante in ABCC8, le cui mutazioni in omozigosi causano diabete neonatale (DN), e una sostituzione in RFX6, responsabile, sempre in omozigosi, di un DN con associate malformazioni. Questi dati dimostrano l’importanza della NGS per lo studio di patologie complesse come il diabete al fine di comprendere la reale patogenesi del disordine, cercare nuovi bersagli terapeutici e predire l’outcome della malattia.
2011
XIV Congresso Nazionale della Società Italiana di Genetica Umana
XIV Congresso Nazionale della Società Italiana di Genetica Umana
E. Contini; A. Provenzano; B. Mazzinghi; V. Cetica; S. Toni; R. Bonfanti; V. Calcaterra; A. Blasetti; B. Felappi; E.Mannucci; M. Salvadori; S. Giglio...espandi
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