Il presente lavoro si colloca nell'ambito di un più ampio studio condotto dallo scrivente sulle tarsie lignee della Sacrestia delle Messe del Duomo di Firenze. L'opera realizzata tra il 1436 e il 1465, costituisce uno dei più rilevanti esempi di tarsia prospettica rinascimentale, nella cui ideazione è stato ormai riconosciuto da molti studiosi l'apporto di Filippo Brunelleschi. Tre artisti, l'aretino Agnolo di Lazzero, Manetto Ciaccheri e più tardi i fratelli Benedetto e Giuliano da Maiano, si confrontano nelle quattro pareti della sacrestia, mostrando ciascuno, non solo la propria capacità artistica, ma soprattutto la differente consapevolezza nel controllo della costruzione prospettica. Attraverso un'analisi comparata delle matrici proporzionali e dei tracciati lineari caratteristici delle varie rappresentazioni, si intende fornire un contributo nella verifica di specifiche procedure per la costruzione dell'immagine prospettica, attraverso una più ampia riconsiderazione della cultura delle scuole d'abaco, che a partire dal XIII secolo aveva consentito a generazioni di allievi, di ritrovare l'antica consuetudine con il ragionamento geometrico. Riferimento essenziale nel percorso di indagine proposto è la rilettura della trattatistica di ”abbacho” che, sull'esempio di Leonardo Pisano, cercò di dare risposte ai problemi emergenti dalla nuova società mercantile, in un più generale quadro di riassetto delle arti pratiche e liberali. In questi testi infatti è possibile riconoscere la saldatura di quel rapporto tra misura e rappresentazione, che costituisce il passaggio conoscitivo cruciale nell'istituzione della nuova regola prospettica. Se stabilire il momento di questa piena consapevolezza è certamente un problema aperto, lo studio di rappresentazioni eseguite in anni immediatamente prossimi alle esperienze fondative di Brunelleschi, consente tuttavia di verificare alcune ipotesi di costruzione dell'immagine prospettica, che, nell'avviarsi ad un approccio sistematico con il “modo optimo” albertiano, conservava ancora sotto traccia quegli algortimi geometrici derivati dai procedimenti dimostrativi degli esercizi d'abaco. Viene evidenziato il contributo della “geometria pratica” allo sviluppo della prospettiva lineare nel Rinascimento.

Dalla misura alla rappresentazione: la "Geometria Pratica" nello sviluppo dei procedimenti prospettici nel Rinascimento / Biagini, Carlo. - ELETTRONICO. - (2015), pp. 203-212.

Dalla misura alla rappresentazione: la "Geometria Pratica" nello sviluppo dei procedimenti prospettici nel Rinascimento

BIAGINI, CARLO
2015

Abstract

Il presente lavoro si colloca nell'ambito di un più ampio studio condotto dallo scrivente sulle tarsie lignee della Sacrestia delle Messe del Duomo di Firenze. L'opera realizzata tra il 1436 e il 1465, costituisce uno dei più rilevanti esempi di tarsia prospettica rinascimentale, nella cui ideazione è stato ormai riconosciuto da molti studiosi l'apporto di Filippo Brunelleschi. Tre artisti, l'aretino Agnolo di Lazzero, Manetto Ciaccheri e più tardi i fratelli Benedetto e Giuliano da Maiano, si confrontano nelle quattro pareti della sacrestia, mostrando ciascuno, non solo la propria capacità artistica, ma soprattutto la differente consapevolezza nel controllo della costruzione prospettica. Attraverso un'analisi comparata delle matrici proporzionali e dei tracciati lineari caratteristici delle varie rappresentazioni, si intende fornire un contributo nella verifica di specifiche procedure per la costruzione dell'immagine prospettica, attraverso una più ampia riconsiderazione della cultura delle scuole d'abaco, che a partire dal XIII secolo aveva consentito a generazioni di allievi, di ritrovare l'antica consuetudine con il ragionamento geometrico. Riferimento essenziale nel percorso di indagine proposto è la rilettura della trattatistica di ”abbacho” che, sull'esempio di Leonardo Pisano, cercò di dare risposte ai problemi emergenti dalla nuova società mercantile, in un più generale quadro di riassetto delle arti pratiche e liberali. In questi testi infatti è possibile riconoscere la saldatura di quel rapporto tra misura e rappresentazione, che costituisce il passaggio conoscitivo cruciale nell'istituzione della nuova regola prospettica. Se stabilire il momento di questa piena consapevolezza è certamente un problema aperto, lo studio di rappresentazioni eseguite in anni immediatamente prossimi alle esperienze fondative di Brunelleschi, consente tuttavia di verificare alcune ipotesi di costruzione dell'immagine prospettica, che, nell'avviarsi ad un approccio sistematico con il “modo optimo” albertiano, conservava ancora sotto traccia quegli algortimi geometrici derivati dai procedimenti dimostrativi degli esercizi d'abaco. Viene evidenziato il contributo della “geometria pratica” allo sviluppo della prospettiva lineare nel Rinascimento.
2015
9788866558842
Le teorie, le tecniche e i repertori figurativi nella prospettiva d'architettura tra il '400 e il '700. Dall'acquisizione alla lettura del dato
203
212
Biagini, Carlo
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