Le schede del Casellario politico centrale costituiscono un’importante documentazione anche per individuare le caratteristiche della lingua burocratica di quasi un secolo fa. In particolare questo articolo cerca di capire in che modo, e fino a che punto, la lingua delle schede risponda ai principi dell’ufficialità e dell’uniformità, che vengono considerati elementi peculiari e distintivi di questa lingua settoriale. L’analisi, condotta su un campione di schedati toscani nel periodo del ventennio fascista, si concentra soprattutto sul ‘profilo biografico’ dei diversi soggetti, osservando il modo in cui la scrittura rispetta il protocollo previsto già a fine Ottocento da precise disposizioni del ministero dell’Interno. A questo riguardo è possibile mettere in evidenza come un consolidato repertorio di clichés si affianchi a diffuse incertezze testuali e ortografiche imputabili a una diffusa incompetenza dell’italiano scritto. In questo senso la lingua ‘ufficiale’ delle schede risente in modo spesso rilevante del parlato; ciò si manifesta in modo particolare osservando la proliferazione lessicale degli aggettivi chiamati a esprimere i ‘connotati’ dei soggetti schedati. Questa ricognizione linguistica sul Casellario mostra che le ‘infrazioni’ ai principi di uniformità e di ufficialità, dovute all’irruzione del parlato e al rispetto solo parziale del protocollo previsto, sono da valutare alla luce della funzione segnaletica dei documenti. L’obiettivo di delineare inequivocabilmente il carattere ‘sovversivo’ dei diversi soggetti porta insomma gli estensori delle schede a mettere in secondo piano il rispetto delle regole che guidano la stesura dei documenti burocratici.
Infrazioni al codice: la delegittimazione nella lingua del Casellario politico centrale / Binazzi, Neri. - STAMPA. - (2017), pp. 133-170.
Infrazioni al codice: la delegittimazione nella lingua del Casellario politico centrale
BINAZZI, NERI
2017
Abstract
Le schede del Casellario politico centrale costituiscono un’importante documentazione anche per individuare le caratteristiche della lingua burocratica di quasi un secolo fa. In particolare questo articolo cerca di capire in che modo, e fino a che punto, la lingua delle schede risponda ai principi dell’ufficialità e dell’uniformità, che vengono considerati elementi peculiari e distintivi di questa lingua settoriale. L’analisi, condotta su un campione di schedati toscani nel periodo del ventennio fascista, si concentra soprattutto sul ‘profilo biografico’ dei diversi soggetti, osservando il modo in cui la scrittura rispetta il protocollo previsto già a fine Ottocento da precise disposizioni del ministero dell’Interno. A questo riguardo è possibile mettere in evidenza come un consolidato repertorio di clichés si affianchi a diffuse incertezze testuali e ortografiche imputabili a una diffusa incompetenza dell’italiano scritto. In questo senso la lingua ‘ufficiale’ delle schede risente in modo spesso rilevante del parlato; ciò si manifesta in modo particolare osservando la proliferazione lessicale degli aggettivi chiamati a esprimere i ‘connotati’ dei soggetti schedati. Questa ricognizione linguistica sul Casellario mostra che le ‘infrazioni’ ai principi di uniformità e di ufficialità, dovute all’irruzione del parlato e al rispetto solo parziale del protocollo previsto, sono da valutare alla luce della funzione segnaletica dei documenti. L’obiettivo di delineare inequivocabilmente il carattere ‘sovversivo’ dei diversi soggetti porta insomma gli estensori delle schede a mettere in secondo piano il rispetto delle regole che guidano la stesura dei documenti burocratici.File | Dimensione | Formato | |
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