Da circa 40 anni, nei paesi sviluppati, il fattore ambiente, inteso generalmente, come degrado o insieme di condizioni ambientali in cui vive l’uomo è da considerarsi anche come elemento condizionante del benessere dalla popolazione. Le maggiori criticità nella salvaguardia del bene ambientale sono determinate però dalle difficoltà di definire l’ambiente, i beni ambientali e soprattutto l’inserimento di questi ultimi nel mercato. Per far questo, le risorse ambientali devono poter essere valutate economicamente in modo univoco e comprendere tutte le diverse variabili ad esse correlate. L’assenza della regolamentazione del mercato ha creato un eccessivo uso di queste risorse che ha comportato, a sua volta, il degrado ambientale in cui viviamo oggi oltre a tutte le relative o correlate emergenze ambientali. L’ambiente è l’habitat che ci circonda e che risente di qualsiasi nostro intervento in termini di perdita di equilibrio, intesa come impatto ambientale, erosione di risorse, perdita della qualità della vita ed erosione della biodiversità. La nuova cultura ambientale deve comunque stimolare a far diventare l’ambiente un’opportunità intesa come utilizzo di tecnologie green, messa a punto di cicli produttivi sostenibili e sicuri nella produzione, sistemi di gestione della qualità e dell’etica che si armonizzino con tutte le procedure e marchi ambientali. Ambiente, territorio e produzione, se ben gestiti, possono essere quindi la vera triade che permette di rispettare tutti i criteri di sostenibilità e tutela del benessere del pianeta e dell’uomo. Il compromesso uomo e ambiente, meglio specificato come economia e ambiente, esiste e ciò vale solo perché l’uomo si è reso conto, durante i secoli che, se l’ambiente si esaurisce o si degrada in modo irreparabile, anche la sicurezza e la sopravvivenza dell’uomo saranno in pericolo. Un elemento fondamentale per l’incremento della tutela dell’ambiente è la forte correlazione che esiste con la salute pubblica, con particolare riferimento alla prevenzione di patologie invecchiamento-correlate, sino alle degenerazioni cancerogene. La moderna economia del benessere ha portato l’uomo alla convinzione che conoscere e valorizzare l’ambiente è sicuramente un fattore indispensabile per creare crescita economica, innovazione tecnologica, etica e qualità di processo e prodotto. Dopo la seconda Guerra Mondiale, fino agli anni Sessanta, ci sono state grandi ricostruzioni industriali accompagnate anche da importanti innovazioni tecnologiche che hanno portato ad un incremento del benessere collettivo per un’ampia fetta della popolazione degli stati occidentali. Questi stati ormai non guardavano più al benessere come un elemento collegato solo a caratteri di tipo quantitativo, ma anche a fattori ambientali e immateriali. I problemi legati alla tutela ambientale non riguardano solo la valutazione dei costi e benefici ambientali, ma anche l’indirizzo dei soggetti privati e pubblici verso scelte a minor impatto ambientale che, con molta probabilità, porteranno nel breve una riduzione di produzione e un aumento dei costi. Il degrado ambientale è presente in tutti i paesi del mondo indipendentemente dal loro grado di civilizzazione e sviluppo. In molti paesi non sviluppati vi sono multinazionali che sfruttano le risorse e inquinano forti del fatto che, in questi paesi stessi, le leggi per la tutela dell’ambiente sono più permissive. Il diverso approccio alla tutela ambientale dei diversi stati non è quindi dato dal livello di degrado ambientale del paese, ma dalla sensibilità dei governanti e dei cittadini rispetto alle problematiche ambientali. Se un paese si trova in stato di povertà diffusa allora non sarà la tutela ambientale il primo bisogno da soddisfare per la popolazione e per i governanti. La presenza di bisogni primari non soddisfatti e l’incertezza che regna nei diversi casi di tutela ambientale portano molti governanti a considerare il problema della tutela dell’ambiente al secondo o terzo posto. Ad oggi, grazie alle nuove tecnologie, è stato permesso di spostare il limite massimo di esaurimento delle risorse e di impatto ambientale che l’ambiente può accettare. Un limite allo sviluppo e alla crescita economica però esiste. Quando si parla di risorse naturali si considerano tutti quegli elementi che appartengono alla Terra, come il petrolio, ma sono risorse anche l’aria, l’acqua, il suolo, la biodiversità ecc. Il legame che intercorre tra la crescita economica e la disponibilità delle risorse è, dunque, inscindibile. Se un’impresa non ha nessun vincolo legale o economico o di mercato per l’uso sconsiderato delle risorse è economicamente oggettivo che sceglierà la via meno costosa. Nei vari proclami dei diversi governanti dei paesi sviluppati vi è la certezza che il PIL crescerà. Vengono considerati solo i decrementi dovuti alle crisi economiche che, in questi anni, stanno attanagliando tutti i paesi industrializzati. In realtà, nessuno considera che la certezza della crescita del PIL è viziata da una futura mancanza di risorse produttive. Il paradosso nel considerare il PIL slegato della gestione delle risorse naturali è determinato dalla definizione di questa variabile che viene espressa come la produzione di una nazione; pertanto non è possibile produrre senza l’utilizzo di una qualche risorsa naturale. Si pensi ad esempio che dalle risorse naturali derivano i fattori energetici. Vi è una forte connessione tra la salute pubblica e le contaminazioni ambientali, tanto che alcuni settori vengono valutati per il costo sanitario e il costo di non produttività presso il posto di lavoro in funzione del rischi ambientali o di tossicità degli impattanti. La crescita della popolazione e le pressioni associate alle esigenze economiche stanno incrementando le difficoltà legate alle politiche sanitarie, rendendole inefficaci. Le contaminazioni dei bacini idrici e delle falde, l’inquinamento dell’aria e del suolo hanno “infettato” la catena alimentare. In un momento di collasso economico, sociale ed industriale la sostenibilità e l’innovazione sono alla base della New Economy e della Green Economy, ambiti rimasti ancora dinamici. La sostenibilità attiene, in primo luogo, alla crescente consapevolezza dei necessari cambiamenti nei comportamenti e stili di vita individuali e collettivi che richiedono l’adozione di un approccio integrato alle problematiche eco-sistemiche dello sviluppo. Molte sono quindi le sfide che il concetto di sostenibilità porta alle moderne teorie dello sviluppo e alle idee correlate tanto di “democrazia”, come procedura formale, quanto di “sviluppo”, come crescita quantitativa. In questa accezione del termine, quindi, il principio della sostenibilità dello sviluppo non è affatto una semplice “moda” (eco-chic) conciliabile con il modello di crescita capitalistico, ma è piuttosto una rivoluzione a tutto campo, non solo culturale, ma economica e tecnologica. Gli impatti ambientali e il mancato rispetto dell’habitat in cui viviamo e sfruttiamo economicamente le nostre risorse, costituiscono un danno costoso che si ripercuote con criticità sulla nostra salute e sulla tutela della biodiversità in genere. Prenderne atto e far sì che la presa di coscienza in tal senso, diventi la molla per uno sviluppo sostenibile è sicuramente uno dei modi più costruttivi ed etici per creare occupazione ed innovazione. La tutela ambientale ha quindi una forte natura interdisciplinare e necessita di un diritto dell’ambiente tale da poterne dare la giusta tutela e definizione e di approcci scientifici e tecnologici che seguano la sostenibilità e non solo i mercati e l’obbiettivo PIL. La possibilità di osservare aziende che utilizzano strategie sostenibili portando risultati di crescita al di sopra delle concorrenti, è la dimostrazione del fatto che il binomio ambiente ed economia esiste. La tutela ambientale non deve essere vista come un limite ma un modo e una metodologia che possa permettere un utilizzo più razionale delle risorse e quindi un risparmio economico sia per quanto riguarda i fattori produttivi che lo smaltimento dei rifiuti. Si tratta di un forte valore di Marketing strategico che attrae consumatori ecosostenibili presenti soprattutto nello scenario di un commercio internazionale.

"La riduzione dell’impatto ambientale e il miglioramento del benessere umano visto come opportunità e non come vincolo" in ECONOMIA, AMBIENTE E SVILUPPO SOSTENIBILE / Ciani Scarnicci, Manuela; Pinelli, Patrizia; Romani, Annalisa. - STAMPA. - (2014), pp. 181-192.

"La riduzione dell’impatto ambientale e il miglioramento del benessere umano visto come opportunità e non come vincolo" in ECONOMIA, AMBIENTE E SVILUPPO SOSTENIBILE

CIANI SCARNICCI, MANUELA;PINELLI, PATRIZIA;ROMANI, ANNALISA
2014

Abstract

Da circa 40 anni, nei paesi sviluppati, il fattore ambiente, inteso generalmente, come degrado o insieme di condizioni ambientali in cui vive l’uomo è da considerarsi anche come elemento condizionante del benessere dalla popolazione. Le maggiori criticità nella salvaguardia del bene ambientale sono determinate però dalle difficoltà di definire l’ambiente, i beni ambientali e soprattutto l’inserimento di questi ultimi nel mercato. Per far questo, le risorse ambientali devono poter essere valutate economicamente in modo univoco e comprendere tutte le diverse variabili ad esse correlate. L’assenza della regolamentazione del mercato ha creato un eccessivo uso di queste risorse che ha comportato, a sua volta, il degrado ambientale in cui viviamo oggi oltre a tutte le relative o correlate emergenze ambientali. L’ambiente è l’habitat che ci circonda e che risente di qualsiasi nostro intervento in termini di perdita di equilibrio, intesa come impatto ambientale, erosione di risorse, perdita della qualità della vita ed erosione della biodiversità. La nuova cultura ambientale deve comunque stimolare a far diventare l’ambiente un’opportunità intesa come utilizzo di tecnologie green, messa a punto di cicli produttivi sostenibili e sicuri nella produzione, sistemi di gestione della qualità e dell’etica che si armonizzino con tutte le procedure e marchi ambientali. Ambiente, territorio e produzione, se ben gestiti, possono essere quindi la vera triade che permette di rispettare tutti i criteri di sostenibilità e tutela del benessere del pianeta e dell’uomo. Il compromesso uomo e ambiente, meglio specificato come economia e ambiente, esiste e ciò vale solo perché l’uomo si è reso conto, durante i secoli che, se l’ambiente si esaurisce o si degrada in modo irreparabile, anche la sicurezza e la sopravvivenza dell’uomo saranno in pericolo. Un elemento fondamentale per l’incremento della tutela dell’ambiente è la forte correlazione che esiste con la salute pubblica, con particolare riferimento alla prevenzione di patologie invecchiamento-correlate, sino alle degenerazioni cancerogene. La moderna economia del benessere ha portato l’uomo alla convinzione che conoscere e valorizzare l’ambiente è sicuramente un fattore indispensabile per creare crescita economica, innovazione tecnologica, etica e qualità di processo e prodotto. Dopo la seconda Guerra Mondiale, fino agli anni Sessanta, ci sono state grandi ricostruzioni industriali accompagnate anche da importanti innovazioni tecnologiche che hanno portato ad un incremento del benessere collettivo per un’ampia fetta della popolazione degli stati occidentali. Questi stati ormai non guardavano più al benessere come un elemento collegato solo a caratteri di tipo quantitativo, ma anche a fattori ambientali e immateriali. I problemi legati alla tutela ambientale non riguardano solo la valutazione dei costi e benefici ambientali, ma anche l’indirizzo dei soggetti privati e pubblici verso scelte a minor impatto ambientale che, con molta probabilità, porteranno nel breve una riduzione di produzione e un aumento dei costi. Il degrado ambientale è presente in tutti i paesi del mondo indipendentemente dal loro grado di civilizzazione e sviluppo. In molti paesi non sviluppati vi sono multinazionali che sfruttano le risorse e inquinano forti del fatto che, in questi paesi stessi, le leggi per la tutela dell’ambiente sono più permissive. Il diverso approccio alla tutela ambientale dei diversi stati non è quindi dato dal livello di degrado ambientale del paese, ma dalla sensibilità dei governanti e dei cittadini rispetto alle problematiche ambientali. Se un paese si trova in stato di povertà diffusa allora non sarà la tutela ambientale il primo bisogno da soddisfare per la popolazione e per i governanti. La presenza di bisogni primari non soddisfatti e l’incertezza che regna nei diversi casi di tutela ambientale portano molti governanti a considerare il problema della tutela dell’ambiente al secondo o terzo posto. Ad oggi, grazie alle nuove tecnologie, è stato permesso di spostare il limite massimo di esaurimento delle risorse e di impatto ambientale che l’ambiente può accettare. Un limite allo sviluppo e alla crescita economica però esiste. Quando si parla di risorse naturali si considerano tutti quegli elementi che appartengono alla Terra, come il petrolio, ma sono risorse anche l’aria, l’acqua, il suolo, la biodiversità ecc. Il legame che intercorre tra la crescita economica e la disponibilità delle risorse è, dunque, inscindibile. Se un’impresa non ha nessun vincolo legale o economico o di mercato per l’uso sconsiderato delle risorse è economicamente oggettivo che sceglierà la via meno costosa. Nei vari proclami dei diversi governanti dei paesi sviluppati vi è la certezza che il PIL crescerà. Vengono considerati solo i decrementi dovuti alle crisi economiche che, in questi anni, stanno attanagliando tutti i paesi industrializzati. In realtà, nessuno considera che la certezza della crescita del PIL è viziata da una futura mancanza di risorse produttive. Il paradosso nel considerare il PIL slegato della gestione delle risorse naturali è determinato dalla definizione di questa variabile che viene espressa come la produzione di una nazione; pertanto non è possibile produrre senza l’utilizzo di una qualche risorsa naturale. Si pensi ad esempio che dalle risorse naturali derivano i fattori energetici. Vi è una forte connessione tra la salute pubblica e le contaminazioni ambientali, tanto che alcuni settori vengono valutati per il costo sanitario e il costo di non produttività presso il posto di lavoro in funzione del rischi ambientali o di tossicità degli impattanti. La crescita della popolazione e le pressioni associate alle esigenze economiche stanno incrementando le difficoltà legate alle politiche sanitarie, rendendole inefficaci. Le contaminazioni dei bacini idrici e delle falde, l’inquinamento dell’aria e del suolo hanno “infettato” la catena alimentare. In un momento di collasso economico, sociale ed industriale la sostenibilità e l’innovazione sono alla base della New Economy e della Green Economy, ambiti rimasti ancora dinamici. La sostenibilità attiene, in primo luogo, alla crescente consapevolezza dei necessari cambiamenti nei comportamenti e stili di vita individuali e collettivi che richiedono l’adozione di un approccio integrato alle problematiche eco-sistemiche dello sviluppo. Molte sono quindi le sfide che il concetto di sostenibilità porta alle moderne teorie dello sviluppo e alle idee correlate tanto di “democrazia”, come procedura formale, quanto di “sviluppo”, come crescita quantitativa. In questa accezione del termine, quindi, il principio della sostenibilità dello sviluppo non è affatto una semplice “moda” (eco-chic) conciliabile con il modello di crescita capitalistico, ma è piuttosto una rivoluzione a tutto campo, non solo culturale, ma economica e tecnologica. Gli impatti ambientali e il mancato rispetto dell’habitat in cui viviamo e sfruttiamo economicamente le nostre risorse, costituiscono un danno costoso che si ripercuote con criticità sulla nostra salute e sulla tutela della biodiversità in genere. Prenderne atto e far sì che la presa di coscienza in tal senso, diventi la molla per uno sviluppo sostenibile è sicuramente uno dei modi più costruttivi ed etici per creare occupazione ed innovazione. La tutela ambientale ha quindi una forte natura interdisciplinare e necessita di un diritto dell’ambiente tale da poterne dare la giusta tutela e definizione e di approcci scientifici e tecnologici che seguano la sostenibilità e non solo i mercati e l’obbiettivo PIL. La possibilità di osservare aziende che utilizzano strategie sostenibili portando risultati di crescita al di sopra delle concorrenti, è la dimostrazione del fatto che il binomio ambiente ed economia esiste. La tutela ambientale non deve essere vista come un limite ma un modo e una metodologia che possa permettere un utilizzo più razionale delle risorse e quindi un risparmio economico sia per quanto riguarda i fattori produttivi che lo smaltimento dei rifiuti. Si tratta di un forte valore di Marketing strategico che attrae consumatori ecosostenibili presenti soprattutto nello scenario di un commercio internazionale.
2014
978-88-917-1152-6
Economia, ambiente e sviluppo sostenibile
181
192
Ciani Scarnicci, Manuela; Pinelli, Patrizia; Romani, Annalisa
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