Il progetto di ricerca, dal titolo “Studio di tecniche tradizionali e innovative per la prevenzione e la stima dei danni della fauna selvatica all'agricoltura e all’ ambiente”, rientra nell’ ambito di un progetto più ampio iniziato dal Dipartimento GESAAF nel 2009, quando vennero condotte le prime indagini sperimentali sull’ utilizzo di sistemi di prevenzione/protezione contro i danni da ungulati al settore agro-zootecnico e forestale. La necessità di affrontare il tema dello studio dei sistemi di difesa dai danni provocati dalla fauna selvatica al settore agricolo e forestale nasce, infatti, dal manifestarsi, negli ultimi anni, di un conflitto sempre maggiore fra la componente faunistica, le attività produttive agro-zootecniche e la conservazione degli ecosistemi rurali. Tale problematica si è manifestata ed è cresciuta in modo esponenziale negli ultimi decenni a causa di molteplici fattori fra loro interconnessi fra i quali, in particolare, le notevoli e radicali trasformazioni dell’ambiente rurale. Alcuni fenomeni succedutisi nel secondo dopoguerra, quali lo spopolamento delle campagne e l’abbandono delle coltivazioni dei terreni più difficili, il conseguente incremento delle formazioni boschive, lo sviluppo della meccanizzazione nelle aree a più spiccata vocazione agricola, l’interesse verso nuove tipologie e modalità produttive, hanno infatti rapidamente determinato la scomparsa o la rarefazione di ambienti di particolare valore ecologico presenti nei territori agricoli e forestali, definendo i caratteri propri di una rilevante monotonia ambientale. Queste condizioni, assieme a interventi di reintroduzione e di ripopolamento effettuati da parte dell’uomo senza una corretta valutazione delle loro conseguenze e spesso senza prevedere razionali politiche di gestione faunistica, hanno favorito l’aumento numerico, in particolare, degli ungulati selvatici (capriolo, cinghiale, daino, cervo) che stanno determinando notevoli danni alle attività produttive e all’ ambiente. Per tale ragione, allo scopo di individuare tecnologie e metodologie di protezione e prevenzione più efficaci di quelle attualmente adottate, si sono studiati sistemi di prevenzione innovativi per attenuare la pressione di tali selvatici sulle attività antropiche. In particolare sono state svolte diverse ricerche riguardanti la sperimentazione di nuovi schemi costruttivi di recinzioni elettrificate, che sono state installate intorno a vigneti e monitorate con trappole video-fotografiche per valutarne l’efficacia sugli ungulati. E’ inoltre emersa la necessità di verificare quanto l’offerta alimentare alternativa e l’attivazione di sinergie fra metodologie di prevenzione e sistemi di protezione, possa contribuire a migliorare i risultati della difesa delle produzioni e dell’ambiente. E’ stata così condotta un’attività di ricerca sul contributo offerto da colture “alternative e dissuasive”, da impiantare in prossimità di coltivazioni agricole in maniera tale da offrire un’alternativa alimentare agli ungulati presenti nella zona o un disturbo talmente potente da dissuaderli dal danneggiare i seminativi. Oltre allo studio sulla prevenzione dei danni, è stato affrontato anche il tema della stima dei danni che la fauna selvatica provoca al settore agricolo; ormai da alcuni anni infatti, il rilevante incremento di specie come il cinghiale e il capriolo, sta determinando ingenti danni, soprattutto in quelle realtà dove è difficile attuare sistemi di prevenzione/protezione efficaci. Questo ha determinato e determina tuttora un ingente onere da parte degli Enti pubblici e privati che hanno il compito di indennizzare gli agricoltori colpiti dai danni. A fronte di ciò la Normativa Regionale prevede forme di indennizzo basate sul rilievo e la quantificazione dei danni da parte di periti; questi effettuano sopralluoghi di campagna attraverso i quali stimano a vista la percentuale di prodotto danneggiato e la resa potenziale della coltura. Successive elaborazioni consentono poi di quantificare l’entità del risarcimento. Tale metodologia è affetta però dalla difficoltà di valutare da terra, con sufficiente attendibilità, le reali percentuali di danno, a causa delle particolarità topografiche e ambientali che caratterizzano i territori coltivati. Per questo motivo, nel caso dell’individuazione e della misurazione del danno su colture erbacee come ad esempio quelle cerealicole, l’utilizzo di riprese aeree effettuate mediante Sistemi Aerei a Pilotaggio Remoto (S.A.P.R.), sottoposte ad elaborazioni con software specifici, può consentire di superare molti dei limiti connessi con il rilievo da terra tradizionale e, in particolare, di ottenere misure oggettive di elevata affidabilità. Sono così stati effettuati dei voli sperimentali su colture da reddito, con un velivolo S.A.P.R. multirotore sperimentale, in grado di rilevare ed elaborare immagini aeree, utili al fine dell’elaborazione fotogrammetrica. Quest’ultima consente di ottenere un modello tridimensionale e una base cartografica dell’area sorvolata, restituendo dei dati metricamente attendibili e geo-referenziati, sui quali è possibile operare interattivamente la misurazione delle superfici danneggiate. I risultati delle diverse sperimentazioni sulla prevenzione e sulla stima dei danni hanno fornito i presupposti per continuare nello studio di tali sistemi innovativi, che potrebbero attenuare la pressione dei selvatici sulle colture da reddito e rendere le stime che oggi vengono effettuate in maniera soggettiva, più precise e più corrispondenti con la realtà; questo a vantaggio sia dell’agricoltore, che degli Enti che si occupano della gestione della fauna selvatica sul territorio.

Studio di tecniche tradizionali e innovative per la prevenzione e la stima dei danni degli ungulati selvatici all'agricoltura e all'ambiente / Veronica Racanelli. - (2018).

Studio di tecniche tradizionali e innovative per la prevenzione e la stima dei danni degli ungulati selvatici all'agricoltura e all'ambiente

Veronica Racanelli
2018

Abstract

Il progetto di ricerca, dal titolo “Studio di tecniche tradizionali e innovative per la prevenzione e la stima dei danni della fauna selvatica all'agricoltura e all’ ambiente”, rientra nell’ ambito di un progetto più ampio iniziato dal Dipartimento GESAAF nel 2009, quando vennero condotte le prime indagini sperimentali sull’ utilizzo di sistemi di prevenzione/protezione contro i danni da ungulati al settore agro-zootecnico e forestale. La necessità di affrontare il tema dello studio dei sistemi di difesa dai danni provocati dalla fauna selvatica al settore agricolo e forestale nasce, infatti, dal manifestarsi, negli ultimi anni, di un conflitto sempre maggiore fra la componente faunistica, le attività produttive agro-zootecniche e la conservazione degli ecosistemi rurali. Tale problematica si è manifestata ed è cresciuta in modo esponenziale negli ultimi decenni a causa di molteplici fattori fra loro interconnessi fra i quali, in particolare, le notevoli e radicali trasformazioni dell’ambiente rurale. Alcuni fenomeni succedutisi nel secondo dopoguerra, quali lo spopolamento delle campagne e l’abbandono delle coltivazioni dei terreni più difficili, il conseguente incremento delle formazioni boschive, lo sviluppo della meccanizzazione nelle aree a più spiccata vocazione agricola, l’interesse verso nuove tipologie e modalità produttive, hanno infatti rapidamente determinato la scomparsa o la rarefazione di ambienti di particolare valore ecologico presenti nei territori agricoli e forestali, definendo i caratteri propri di una rilevante monotonia ambientale. Queste condizioni, assieme a interventi di reintroduzione e di ripopolamento effettuati da parte dell’uomo senza una corretta valutazione delle loro conseguenze e spesso senza prevedere razionali politiche di gestione faunistica, hanno favorito l’aumento numerico, in particolare, degli ungulati selvatici (capriolo, cinghiale, daino, cervo) che stanno determinando notevoli danni alle attività produttive e all’ ambiente. Per tale ragione, allo scopo di individuare tecnologie e metodologie di protezione e prevenzione più efficaci di quelle attualmente adottate, si sono studiati sistemi di prevenzione innovativi per attenuare la pressione di tali selvatici sulle attività antropiche. In particolare sono state svolte diverse ricerche riguardanti la sperimentazione di nuovi schemi costruttivi di recinzioni elettrificate, che sono state installate intorno a vigneti e monitorate con trappole video-fotografiche per valutarne l’efficacia sugli ungulati. E’ inoltre emersa la necessità di verificare quanto l’offerta alimentare alternativa e l’attivazione di sinergie fra metodologie di prevenzione e sistemi di protezione, possa contribuire a migliorare i risultati della difesa delle produzioni e dell’ambiente. E’ stata così condotta un’attività di ricerca sul contributo offerto da colture “alternative e dissuasive”, da impiantare in prossimità di coltivazioni agricole in maniera tale da offrire un’alternativa alimentare agli ungulati presenti nella zona o un disturbo talmente potente da dissuaderli dal danneggiare i seminativi. Oltre allo studio sulla prevenzione dei danni, è stato affrontato anche il tema della stima dei danni che la fauna selvatica provoca al settore agricolo; ormai da alcuni anni infatti, il rilevante incremento di specie come il cinghiale e il capriolo, sta determinando ingenti danni, soprattutto in quelle realtà dove è difficile attuare sistemi di prevenzione/protezione efficaci. Questo ha determinato e determina tuttora un ingente onere da parte degli Enti pubblici e privati che hanno il compito di indennizzare gli agricoltori colpiti dai danni. A fronte di ciò la Normativa Regionale prevede forme di indennizzo basate sul rilievo e la quantificazione dei danni da parte di periti; questi effettuano sopralluoghi di campagna attraverso i quali stimano a vista la percentuale di prodotto danneggiato e la resa potenziale della coltura. Successive elaborazioni consentono poi di quantificare l’entità del risarcimento. Tale metodologia è affetta però dalla difficoltà di valutare da terra, con sufficiente attendibilità, le reali percentuali di danno, a causa delle particolarità topografiche e ambientali che caratterizzano i territori coltivati. Per questo motivo, nel caso dell’individuazione e della misurazione del danno su colture erbacee come ad esempio quelle cerealicole, l’utilizzo di riprese aeree effettuate mediante Sistemi Aerei a Pilotaggio Remoto (S.A.P.R.), sottoposte ad elaborazioni con software specifici, può consentire di superare molti dei limiti connessi con il rilievo da terra tradizionale e, in particolare, di ottenere misure oggettive di elevata affidabilità. Sono così stati effettuati dei voli sperimentali su colture da reddito, con un velivolo S.A.P.R. multirotore sperimentale, in grado di rilevare ed elaborare immagini aeree, utili al fine dell’elaborazione fotogrammetrica. Quest’ultima consente di ottenere un modello tridimensionale e una base cartografica dell’area sorvolata, restituendo dei dati metricamente attendibili e geo-referenziati, sui quali è possibile operare interattivamente la misurazione delle superfici danneggiate. I risultati delle diverse sperimentazioni sulla prevenzione e sulla stima dei danni hanno fornito i presupposti per continuare nello studio di tali sistemi innovativi, che potrebbero attenuare la pressione dei selvatici sulle colture da reddito e rendere le stime che oggi vengono effettuate in maniera soggettiva, più precise e più corrispondenti con la realtà; questo a vantaggio sia dell’agricoltore, che degli Enti che si occupano della gestione della fauna selvatica sul territorio.
2018
Francesco Sorbetti Guerri
ITALIA
Veronica Racanelli
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Descrizione: Elaborato finale
Tipologia: Tesi di dottorato
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